Lei è una ragazza monregalese giovanissima, ancora minorenne e di bell'aspetto. Diceva di chiamarsi "Bianca" e di avere 25 anni. Era lei ad abbordare le vittime, uomini con cui stringeva amicizia e li convinceva a farla entrare in casa. Dopo l'approccio, li narcotizzava. Lui, il complice, entrava e raccoglieva il bottino. Oggi lui è in carcere, lei in comunità in Toscana.
Si è conclusa un'operazione della Squadra Mobile della Questura di Cuneo, che ha portato al fermo delle due persone con due ordinanze di custodia cautelare. Lei è di origine romena, lui albanese e residente nel Cuneese. Lui è accusato di rapina aggravata ed estorsione, lei di concorso.
Si parla di tre episodi accertati. «La minorenne riusciva a entrare in rapporti di "conoscenza" di queste persone – spiega il questore Giuseppe Pagano – e farsi invitare a casa delle vittime. Poi li narcotizzava e faceva entrare il complice, che derubava le vittime». Il capo della Mobile Marco Mastrangelo: «L'indagine parte da un cittadino cuneese che ha deciso di fare denuncia. Aveva invitato a pranzo la ragazza e, dopo che lei gli aveva fatto bere del vino, aveva cominciato a sentirsi strano. Si era addormentato e, al risveglio, si era accorto di essere stato derubato del portafoglio e della carta di credito».
Gli investigatori della Polizia di Stato, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cuneo (P .M. dr. Alberto BRAGHIN), partendo dal solo elemento a disposizione, rappresentato dal numero telefonico che la sedicente Bianca aveva fornito al denunciante, riuscivano a risalire a un cittadino albanese, intestatario dell’utenza. I successivi riscontri, la minuziosa attività di analisi dei tabulati di tale utenza e le operazioni tecniche di intercettazione telefonica, permettevano di risalire alla persona che, effettivamente, utilizzava l 'utenza: una diciassettenne ragazza di origini rumene, la cui fotografia veniva riconosciuta dal denunciante come quella di Bianca.
L’approfondimento investigativo permetteva, inoltre, di risalire alla vittima di un episodio analogo: convocato in Questura, l'uomo denunciava di essere stato, a sua volta, narcotizzato per parecchie ore da una giovane donna che, poi, si era dileguata portando via denaro, carta di credito e l'auto del malcapitato. Sempre grazie all’analisi dei tabulati e alle intercettazioni telefoniche, i poliziotti della Squadra Mobile potevano riscontrare frequenti contatti tra la minorenne e il venticinquenne albanese di cui, inoltre, si riusciva a dimostrare la presenza nei luoghi e nelle ore in cui i due denuncianti subivano la sottrazione dei loro beni.
Sulla base del quadro indiziario così ricostruito, le Autorità Giudiziarie competenti (Tribunale di Cuneo e Tribunale per i Minorenni di Torino) decidevano l'adozione delle prima citate misure caute lari che gli investigatori della Squadra Mobile hanno eseguito negli scorsi giorni: il venti cinquenne è stato tradotto in carcere mentre la minore è stata collocata in una comunità in Toscana.