Erano già stati prosciolti tempo fa dal giudice per l’udienza preliminare Alberto Boetti di Cuneo, ma il pm ha fatto ricorso alla Cassazione e ha ottenuto la riapertura del procedimento. Ora i legali rappresentanti della Artesina Spa andranno a giudizio per l’omicidio colposo di Amedeo Modica, 58 anni, manager di Genova, morto in un incidente sulle piste da sci di Artesina. Con i due andrà a processo anche C. B., maestra di sci del Mondolè ski team.
Il caso sembrava chiuso, ma il sostituto procuratore Massimiliano Bolla ha impugnato la decisione davanti alla Suprema Corte che ha annullato il provvedimento e il fascicolo è tornato a Cuneo dove un altro gup, Manuela Dufour, ha disposto il rinvio a giudizio dei tre. Si è tenuta l’altro giorno l’udienza filtro con la calendarizzazione delle udienze del processo in cui i familiari di Modica sono costituiti parte civile. La tesi dell’accusa si basa sulla perizia medico-legale della dottoressa Riccarda Giraudi, che, con l’autopsia, ha escluso che la morte possa essere stata causata da un malore. Era questa la spiegazione in base alla quale il precedente giudice aveva ritenuto che gli imputati non fossero colpevoli.
Il 30 dicembre 2012 Modica stava facendo le prove del tracciato di una gara di sci cui avrebbe partecipato sulla pista “Mirafiori” delimitata da recinzioni. La rete era tenuta su da pali a forma di “c”, ideati apposta per evitare che uno sciatore possa sbatterci dentro. Solo l’ultimo di questi supporti era della più ordinaria forma perpendicolare al terreno. Per la Procura anche quel supporto avrebbe dovuto essere come gli altri. Il pubblico ministero Bolla sostiene che, se così fosse stato, Modica non sarebbe morto. La decisione di delimitare la pista in modo più sicuro sarebbe, per l’accusa, spettata ai due titolari del comprensorio e alla maestra di sci (in base a una legge regionale) responsabile dell’allenamento pre-gara.