Una religione “fai da te” che non convince: Io c’è

Nelle sale la dottrina improvvisata sul culto di se stessi. Edoardo Leo, attore e sceneggiatore per questo nuovo capitolo del vastissimo panorama della commedia italiana a sfondo religioso. 

TRAMA

Per superare un momento di crisi economica, Massimo Alberti decide di trasformare il suo Bed & Breakfast in un luogo di culto, al fine di usufruire degli sgravi fiscali e delle donazioni da parte degli ospiti della struttura. Per rendere possibile questo passaggio si trova costretto ad inventare una nuova religione, che giustifichi l’effettivo mutamento dello stabile all’impiegato del catasto. Aiutato dalla sorella Adriana e dall’amico Marco fonda lo “Ionismo”, ma le cose gli sfuggiranno di mano…

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Sulla religione si può scherzare. Decisamente contrario a questo pensiero si trova però il Venerabile Jorge, l’abate anziano de "Il Nome della Rosa" versione cinematografica, che preferiva spedire al creatore i fratelli monaci, piuttosto di concedergli la gioia del riso nelle letture della commedia di Aristotele. La commedia italiana ha invece preferito trascurare l’ammonimento del benedettino, ed ha sempre attinto volentieri dalle istituzioni religiose. La chiesa volente o nolente è di fatto uno dei fondamenti della nostra tradizione e cultura, in grado di fornire una grande quantità di materiale per raccontare la nostra società, prestando il fianco ad interventi comici. Impossibile elencare tutti gli esponenti del nostro cinema che sono entrati almeno una volta nell’argomento, non si può però non citare Carlo Verdone, che sul quotidiano ecclesiastico ha creato buona parte delle sue fortune, realizzando uno stile in grado di bilanciarsi tra irriverenza ruffiana e stima goliardica per la categoria. Se il piccolo mondo di Guareschi è lo scenario per la disputa tra ideologia politica e culto, nell’Italia post bellica di “Don Camillo”, Checco Zalone ci riporta all’attualità, presentandoci una società meno attaccata al campanile, multietnica e alle prese con problemi  differenti. Garantendo alle religioni che si affacciano sul nostro paese il medesimo trattamento ricevuto dalle fedi di più longevo radicamento. Anche chi preferisce un cinema più autoriale ha di che divertirsi: il dissacrante torneo internazionale di volley tra Cardinali di “Habemus Papam”,  è un esempio di fine e garbato uso del grottesco, che avrà strappato un sorriso anche tra gli ecclesiastici, con buona pace dell’austero Jorge.

Chi ha apprezzato il film di Moretti difficilmente si divertirà guardando “Io c’è”. Il titolo fa un po’ a cazzotti con la lingua italiana, ma possiamo considerarlo come una licenza poetica o un goliardico gioco di parole. Il problema è che il film ha ben poco di poetico e di goliardico. Gli elementi per una buona commedia ci sono, e Edoardo Leo ha una certa vocazione nello scrivere sceneggiature decisamente originali pescando dall’attualità e dal quotidiano. Inventare una religione su due piedi può aprire a notevoli spunti comici, nonché ad alimentare una sottile fiamma di provocazione che non nuoce a buon prodotto cinematografico. L’impressione è che il film scagli la proverbiale pietra per ritrarre poi indietro la mano, la provocazione cade ripiegando sull’immancabile morale, con la conseguenza di rendere la comicità troppo leggera e l’ironia con poco mordente. Un po’ più di coraggio avrebbe giovato, anche perché la pellicola dispone del contributo recitativo, oltre che dello stesso Leo, di Margherita Buy e Giuseppe Battiston, e di una buona costruzione dei personaggi, oltre alla apprezzabile volontà di non risolvere completamente l’intreccio. Peculiarità non troppo comune nel panorama cinematografico italiano attuale. La caratterizzazione dei personaggi è sicuramente una delle parti più riuscite. Massimo: dilapidatore di eredità, si carica una variegata dose di difetti comuni agli uomini del nostro tempo, cercando di aggirare la legge per risollevare le sue sorti. Gli è da contraltare la sorella Adriana: pratica e tosta commercialista, intenta a ricondurlo sulla retta via finendo però per avvicinarlo all’amico Marco, deciso invece ad assecondarlo nella sua impresa. E’ proprio il personaggio di Battiston a spiccare su tutti gli altri: filosofo per vocazione, fannullone di professione e aspirante guru, trova terreno fertile con Massimo. Una volta avviata la setta comincerà a pensare troppo in grande, le cose sono destinate a sfuggire di mano, dando vita così al primo caso clamoroso di scisma di una religione inesistente.

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