Mr. Volare: da Ranxerox a Rovazzi.

Il recente video di Rovazzi - che ha pure qualche connessione con le nostre parti! - è il pretesto per parlare di un capolavoro del fumetto italiano mai abbastanza conosciuto: il Ranxerox di Tamburini e Liberatore.

Volare 
Il recente terzo video di Fabio Rovazzi, "Volare", è innanzitutto una collaborazione di peso con Gianni Morandi, il cantante storico della musica leggera italiana del dopoguerra che più di tutti si è saputo genialmente reinventare nella fuggevole età dei social. Mentre noi quarantenni arranchiamo per restare al passo coi tempi e non diventare la caricatura che di noi fanno impietose pagine facebook, Gianni continua a "volare" surfando sull'onda del web, sia pure (lascia intendere il video) con una certa stanchezza: è dura dover sempre essere giovani, magari con "tre g".

Il video è anche un po' delle nostre parti, un po' cebano, perché, come l'Unione spiega bene qui, la moto usata nelle riprese porta le aerografie del bravo grafico Manuele Roà, di Ceva. Ecco quindi che diventava inevitabile sottolineare un parallelo fumettistico interessante e insospettabile.

Il fumetto italiano ha infatti vissuto una delle sue più grandi stagioni con l'avanguardia di Cannibale (e poi di Frigidaire), negli anni '80. La massima stella è stata forse Andrea Pazienza, la rockstar del fumetto italiano, ma al suo fianco indubbiamente spicca il Ranxerox creato dallo sceneggiatore Stefano Tamburini e dal disegnatore Tanino Liberatore. Un cyberpunk italiano che nasceva non come derivato di mode USA (come prodotti successivi, pur gradevoli), ma in parallelo, in modo autonomo e forse addirittura ispiratore di soluzioni che solo dopo sarebbero apparse nel fumetto americano.

Ranxerox è un cyborg costruito nel 1986 assemblando parti di una fotocopiatrice (il nome venne lievemente modificato per evitare fastidi, nonostante i due creatori rivendicassero di aver fatto comunque un'ottima pubblicità...), totalmente fuori controllo, e dal carattere irascibile per usare un eufemismo.

Il fumetto risulta così ipercinetico e ultraviolento fino all'eccesso, ma mostrando anche una spietata satira dei rampanti anni '80, proiettati dal 1981 (anno della prima storia) in un futuro prossimo venturo che potrebbe essere il nostro (la Los Angeles di Blade Runner, che è come film del 1982, un anno dopo, è ambientata nel 2019, tra poco ormai).


Non sveliamo nulla dell'affascinante e caotica vicenda: diciamo solo che sul finale un misterioso cantante dell'età passata, coperto da una maschera vagamente sadomaso e padrone del decadente showbiz italiano, rapisce la fidanzata del gigantesco robot per costringerlo a lavorare per lui lui, facendo un musical insieme. Il tizio si fa chiamare Mr. Volare, ed è evidente il riferimento indiretto a Domenico Modugno, che con "Nel blu dipinto di blu", nel 1958, segnò sotto il profilo musicale l'età moderna della canzone italiana. La situazione è la stessa del video di Rovazzi, a parte invertite: il vecchio costringe il nuovo a collaborare, nel caso del fumetto, mentre tra Rovazzi e Morandi va al contrario.

Mr. Volare spiega a Ranx come ormai abbiano rimasticato "almeno trenta volte" tutte le decadi del '900, lanciando "venti stili" per gli anni '90" e come ormai "entro cinque anni" si giungerà alla saturazione totale: per sfuggire a questa serve appunto Ranxerox, per un remix del "tip tap su un pezzo dei Joy Division". Non rivelerò se Ranxerox alla fine aiuterà la canzone italiana a rinnovare la sua macabra sopravvivenza oppure causerà come al solito un disastro, ma certo la satira di Tamburini e Liberatore è preveggente come tutta la buona fantascienza.

Certo Rovazzi non è un cyborg, ma è un maestro del controllo dei meccanismi dei social; e Morandi non sarà l'autore di "Volare", ma nel 1958 viene selezionato a un provino proprio grazie al "Volare" di Modugno (e perfino certe leggende urbane che lo circondano ci starebbero bene in un fumetto di Ranxerox). Peccato che Ranx non guidi una moto: per far entrare Roà e Ceva nell'equazione, ci vorrebbe probabilmente un impossibile crossover col contemporaneo Akira (1982) di Katsuhiro Otomo.

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