Ci sono dei mondi musicali fatti ritmi sincopati e andamenti sghembi, di swing che va a braccetto col jazz, in cui, accostati ad una buona qualità creativa in fase di composizione dei testi, nella tradizione italiana sono stati per lunghi tratti assai importanti, ma che, con il tempo, sono andati via via consumandosi. Oggi di questo mondo si ricordano magari i principali artisti (Vinicio Capossela, Avion Travel), ma più difficile è riuscirne a scovare gli interpreti che, a loro volta, vanno a contaminare queste sonorità con le tradizioni popolari e quelle del folk più locale. Nel territorio del basso Piemonte questi elementi trovano vita nelle note e nelle parole di band come i Med In Itali (di cui si è parlato mesi addietro) o i cuneesi Monsieur de Rien (ci sarà una ragione al nome francofono?). La band, come racconta il booklet del nuovo disco No Bene No, è un gruppo eterogeneo formato da un contadino, un chimico, un pittore, un letterato e un geometra, una sorta di esperimento antropologico in cui 5 amici mettono insieme lo sguardo per raccontare le strade macinate e le suggestioni che può offrire una vita di provincia: dal lavoro alla torinese Via Po. I pezzi più convincenti sono forse quelli della parte centrale del disco (Hypsteria, la title track No Bene No e Chissene) in cui la band fa riferimento ad una tradizione connotata come quella francese, declinandone però gli elementi principali in modo originale.
Monsieur de Rien, swing d’Oltralpe
#provincia meccanica