ToDays, puntini di sospensione su Ieri, Oggi…e (il) Domani

Il mese di agosto, dopo l'abbuffata di luglio, si chiude con tre importanti avvenimenti nella musica piemontese. Il ToDays è uno dei pochi "grandi" festival indie rimasto in Italia, esempio ragionato di ciò che è la musica adesso e di quella che sarà nel futuro. Abbiamo intervistato il direttore artistico Gianluca Gozzi

Se nel mese di luglio in genere ci si abbuffa di live al limite della bulimia musicale, ad agosto il Piemonte offre una serie di importanti eventi, di ampio respiro, ma che (almeno per il momento) restano ancora degli eventi "di nicchia". Tutti questi festival per una ragione o per l'altra incarnano lo spirito di questa rubrica, e per questa ragione si è voluto lasciare un ampio spazio,  dedicando un'intervista ai direttori artistici. Il primo di  questi riguarda il capoluogo di regione e giunge con il 2017, alla sua terza edizione. Il ToDays è rimasto uno dei pochi "grandi" festival indie in Italia, esempio ragionato di ciò che è la musica adesso e di quella che sarà nel futuro, in una città come Torino che, nel mondo della musica italiana, ha sempre rappresentato (insieme forse a Bologna) uno dei centri nevralgici principali del Paese, scena in continuo mutamento, attenta alle nuove visioni, alle proiezioni future e alle proposte di avanguardia.

Il Festival

ToDays si terrà nell'ultimo week-end del mese, da venerdì 25 a domenica 27 agosto, coinvolgendo principalmente alcuni spazi del quartiere di Barriera di Milano e portando in giro per la città musica live e workshop di assoluto interesse.

Main Stage

Gli eventi di maggior importanza si  terranno nell'area esterna dello sPAZIO 211 in via Cigna, ma da tenere d'occhio saranno anche gli spazi del Parco Peccei (Byetone, il venerdì) o l'ex Fabbrica INCET (sabato liveset di Mono Junk, Boston 168, Terence Fixmer, Karenn -Blawan & Pariah). Sul main stage invece alcune delle principali realtà della musica "indie-rock" più recente e degli ultimi 20 anni: venerdì sul palco saliranno (in ordine) Birthh (migliore album italiano del 2016), Giovanni Truppi (unica data estiva per lui), PJ Harvey (indiscussa regina del rock) e la "simpatica canaglia" Mac Demarco; sabato l'headliner sarà Richard Ashcroft (ex storico de The Verve), che seguirà a Perfume Genius (il suo pop estetico lascia ammaliati), a Giorgio Poi (rivelazione cantautorale del 2017) e Wrongonyou (scoperto, crediamo positivamente, anche a mondovì in questa estate); domenica i saluti conclusivi saranno lasciati a Band of Horses (esponenti insieme ai Wilco del contemporaneo rock on the road a stelle e strisce), the Shins (storica band americana nata a metà anni '90 nel profondo New Mexico di Albuquerque), il folk dei canadesi Timber Timbre (saliti alla ribalta anche grazie all'aver preso parte alla colonna sonora di serie cult come the Walking Dead e Breaking Bad).

L'intervista

Ma cerchiamo ora di approfondire i contenuti del festival, lasciando parlare Gialuca Gozzi, direttore artistico della manifestazione.

ToDays terza edizione. Quale sarà il tema di quest'anno?
I temi sono tanti e si incrociano. Beh, uno lo citi tu, ed è il numero 3: tre sono le edizioni, tre come - in una visione romantica - il numero con cui si supera la visione dualistica della vita (bene e male, bianco e nero, vita e morte); tre come i puntini di sospensione, un segno grafico che, come il festival, lascia intravedere il futuro senza riuscire ad anticipare, completamente o del tutto, ciò che accadrà nel futuro.
Un altro tema che per noi rimane importante quello della "periferia": sia negli artisti, come PJ Harvey che racconta le "periferie" nella narrazione delle storie umane dagli States all'Afganistan, o di realtà come Band of horses o Shins che raccontano le vite dei sobborghi statutinensi e che atterrano nella periferia di Torino, a Barriera di Milano. Perieferia come la musica in cartellone, musica di confine che difficilmente viene intercettata dai radar della fruizione del mainstream.

A questo proposito, perchè rispetto al passato il mainstream si è allontanato da questa musica di confine?
Non saprei dirti se sia come dici tu, mi viene da pensare che forse usa altri linguaggi, sia quello musicale, sia quello di altre forme d'arte: io penso che anche oggi il mainstream racconti questi "territori di confine", ma credo che lo faccia con altre forme, e soprattutto in maniere diverse. Dal punto di vista musicale in Italia diventa sempre più complicato fare dei distinguo tra ciò che è mainstream e la musica "di confine". Realtà come Brunori sas, cosa sono? Si sta ridefinendo cosa sia l'uno e cosa l'altro, si trovano nuove declinazioni. Lo vediamo anche nella pubblicità, dove per grossi e noti (se non notissimi) brand internazionali vengano utilizzati invece artisti conosciuti magari all'interno di panorami più ristretti.

Osservando come è stato concepito il programma di questa edizione c'è un forte distinzione tra gli spazi che verranno utilizzati...ad esempio perchè non esistono più i due palchi main stage?
Io sono persuaso dall'idea che un festival sia un progetto che ha senso solo quando può evolversi, migliorarsi, e che riesca ad essere sempre un po' a stupire: provare a incuriosire facendo scoprire qualcosa di diverso, rispetto alla realtà. Il Festival, con questa logica, non vuole (e non deve) essere un invasore di luoghi, ma avere una visione corale. Quelli coinvolti sono luoghi con identità propria, che si sviluppa lungo tutto il resto dell'anno e che vivono di vita propria. In alcuni casi (vedi l'anno scorso la scelta di fare della ex Incet il secondo main stage) il festival cerca di dare nuova visibilità a questi spazi, in altre occasioni invece ne è ospite. Quest'anno ad esempio c'era l'idea di non usare come nel 2016 due main stage, bensì di creare l'idea di periferia che si espande; così ci siamo inventati l'idea del sabato sera che l'evento principale alla ex INCET (dove tutti gli eventi saranno gratuiti) possa arrivare in altri spazi delle periferie della città. Ecco perchè alle Officine Kaos delle Vallette piuttosto che nel cinema dei Fratelli De Serio, alla Falchera, dove per altro verranno organizzati alcuni eventi del festival, così come a Mirafiori SUD e in via Dante, sarà possibile con il sistema "silent" di ascoltare e vedere l'emozione che verranno proposte alla ex Incet in un altro dei punti (cardinali) della città. E lo spettacolo stesso della ex Incet creerà un flusso diverso di pubblico, visto che sarà un evento gratuito e più attento all'integrazione tra la musica e l'architettura.

La scelta di Ashcroft, uno degli artisti più conosciuti all'interno del cartellone come è nata?

Io sono convinto che un conto è il concerto, un conto è se vado ad un festival: il concerto deve esaudire le aspettative, il festival deve cercare invece di stupire. ToDays è fatto di romantiche memorie e di visioni sul futuro. Noi abbiamo messo in atto quest'idea e Ashcroft entra ampiamente nel novero delle romantiche memorie, visto che ricorre il ventennale del suo album più conosciuto, quello che gli ha dato la notorietà del grande pubblico e di quella Bitterswit Simphony che ancora oggi ascoltiamo e ricordiamo. Ci interessava raccontare, dopo anni sulle scene, narrare la storia della persona, di quel video e del racconto stesso di quella canzone.

E si torna così alla seconda domanda...una canzona indie, diventata mainstream. Secondo te c'è ancora vita per l'indie?
Ti dò una visione personale. Fatico a incanalare ogni cosa della vita in definizioni consolidate, specie in ambito musicale. Ancora di più se ciò che viene individuato e collocato come genere; credo poco nei generi, mentre mi convincono di più le attitudini. Il punk ad esempio mi piace pensarlo più come ad una attitudine che semplicemente come ad un genere, connotato da certi stilemi più o meno riscontrabili in questa o quell'altra band. Per l'indie vale un po' la stessa cosa, è una attitudine che posso ritrovare in band che nel frattempo può avere un più o meno ampio successo di pubblico. Credo che dall'inizio del millennio sia cambiato il modo con cui la musica si vive e si comunica. Il live non è più elemento prioritario. Gli artisti che riempiono le platee non sono più quelle che hanno una visione di live "standard". Per me pensare al termine "indie" oggi, nella costruzione di un festival, vuol dire poter mantenere una identità e autonomia. Ashcroft è main stream? Non lo so, se entro in un supermercato probabilmente lo trovo in radio mentre cerco quello che mi serve; questo vuol dire poco, perchè per me lo è (indie, ndr) per chi è come artista e per il suo percorso. Credo sia importante portare avanti una identità propria, questo è fondamentale. A interessa trovare il modo, tutti gli anni, per mescolare i pubblici. Conta l'atmosfera che si riesce a creare perchè dev'essere un momento di condivisione e di gioia. Conta più l'atmosfera forse che la musica che viene proposta.

Ultima domanda. A brucia pelo, quale sarà la sorpresa dell'edizione 2017?
Bella domanda, mi sono molto curioso di vedere cosa succederà nella novità della domenica pomeriggio con gli hip-hoper in piscina.

Già...la domenica, quella in cui nel 2016 veniva proposto Elio Germano con Theo Teardo: da Celine ai Pop X che fanno festa in piscina... forse mi sono perso qualcosa?
Sì, fa piacere che tu lo colga. Anche quest'idea è ciò che noi ci siamo proposti e sposa esattamente ciò che noi pensiamo del ToDays: un festival è anche fatto da questo, passare da uno spazio come il parco Peccei con Theo Teardo e Germano, in un momento per intellettuali e intellettualoidi, ad una giornata come quella di quest'anno decisamente di maggiore svago, in cui non sappiamo bene cosa si inventeranno, perchè hanno avuto carta bianca. La ragione dello spettacolo della domenica pomeriggio in una piscina, è perchè la Piscina Sempione, l'unica pubblica nella zona del quartiere di Barrera di Milano, dopo il Festival verrà chiusa. Un luogo che aveva senso coinvolgere, tra l'altro con difficoltà dal punto di vista normativo, proprio per portare le persone a scoprire un altro pezzo di questo quartiere. La vera sorpresa mi auguro che sia proprio il luogo scelto.

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