Un pomeriggio con Ravel, Dukas Dvorak

Il 2 giugno alle 16.30, alla Chiesa della Missione a Piazza Claude Villaret dirigerà un programma di pezzi amatissimi dal pubblico: il Bolero di Ravel, l’Apprendista stregone di Dukas e la sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di Dvorak: qualche informazione in più sui brani che saranno suonati a Mondovì

Per la festa del 2 giugno il cartellone della stagione musicale del Comune e dell’Academia Montis Regalis propone un appuntamento davvero speciale: il concerto dell’Orchestra Filarmonica di Stato della Romania, diretta da Claude Villaret. L’Orchestra sarà ad Alba per il Music Festival e farà tappa alla Chiesa della Missione a Mondovì, per un appuntamento molto. Non capita tutti i giorni, in una città come la nostra, di assistere a un concerto di un’Orchestra sinfonica di 75 elementi. Sul podio salirà Claude Villaret, direttore svizzero, fondatore della Youth Orchestra of Latin America, direttore artistico del Teatro Colòn a Buenos Aires, vincitore del concorso di Biel. Il concerto monregalese, che inizierà alle 16.30, avrà un programma piuttosto popolare: saranno eseguiti pezzi notissimi del repertorio sinfonico, a cominciare da uno dei monumenti della storia della musica del Novecento: il notissimo Bolero di Maurice Ravel. Se si dovesse spiegare a qualcuno il concetto di orchestrazione e la sua utilità nella musica, il mezzo più veloce sarebbe mettere sul piatto del giradischi questo brano, una delle più clamorose scommesse vinte da un compositore: come scrisse lo stesso Ravel, in questo brano “non c’è musica, ma pura tessitura orchestrale”. Il Bolero è un unico grande crescendo di una quindicina di minuti (è la durata di un’esecuzione media, ma può variare a seconda del tempo staccato dal direttore) con due temi, rispettivamente di 18 battute, che si alternano continuamente senza variare mai. Non c’è sviluppo, non c’è alcuna variazione nella melodia del tema, che reitera, con tutte le sue sfumature ritmiche, il suo sottile gioco di sovrapposizione con la rigidissima scansione del rullante, che nel corso del brano genera sfumature sempre interessanti. Quindici minuti, ma non ci si annoia mai. A ciascuna delle ripetizioni del tema cambiano continuamente le alchimie timbriche, ad ogni giro di giostra la musica viene riletta da una combinazione di strumenti completamente diversa, con una diversa distribuzione delle voci e delle armonie mantenendo sempre viva l’attenzione dell’ascoltatore. Dopo il Bolero, sarà la volta dell’”Apprendista stregone” di Paul Dukas e, nella seconda parte del concerto, l’Orchestra suonerà, per intero, la 9ª Sinfonia di Antonin Dvorak, la celeberrima “Sinfonia dal Nuovo Mondo”. Il pezzo di Dukas, un poema sinfonico, è noto a tutti e in particolar modo ai bambini, per una ragione molto semplice: è la colonna sonora su cui Walt Disney ha modellato il più popolare cortometraggio dedicato a Topolino dell’intero universo Disney: proprio la sequenza dell’”Apprendista Stregone” di “Fantasia”, che in qualche modo si è fissata indelebilmente nell’immaginario collettivo. L’immagine di Topolino intento a far magie con addosso il cappello da stregone è forse il simbolo più potente e immediatamente riconoscibile dell’universo Disney. La musica di Dukas è estremamente evocativa, grazie a un uso molto originale dei timbri dell’Orchestra, il compositore francese raggiunge un vivido effetto di umorismo grottesco. Paul Dukas, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, fu un compositore eclettico e originale, e possedeva una solida cultura letteraria e umanistica oltre che musicale. La sua musica risente di questi influssi, il suo stile è un misto tra la forza evocativa della musica impressionista e l’ordine e l’equilibrio dello stile classico, con le sue architetture equilibrate. Dukas era attratto e affascinato dalla ricerca di Debussy e dei compositori della sua cerchia, che rifiutavano le regole formali della composizione accademica ed erano perennemente alla ricerca di nuovi suoni, sia dal punto di vista armonico, che timbrico e ritmico. Al contempo però, non dimenticava l’eredità della grande tradizione sinfonica. In ultimo, “Dal Nuovo Mondo” è una vera e propria pietra miliare consolidatissima nel repertorio delle orchestre di tutto il mondo: è sicuramente la composizione più nota e più amata dal pubblico di Antonin Dvorak e allo stesso tempo una delle più stravaganti della sua produzione. Il compositore boemo, nel corso della sua carriera, aveva rivolto la sua attenzione al recupero del folklore slavo, studiando e ricercando la musica popolare del suo Paese per riutilizzarne gli stilemi nelle sue composizioni. Questo aveva fatto di lui un po’ il cantore per eccellenza della cultura nazionale boema e slava. Con gli anni, con il successo e l’accrescersi della sua fama Dvorak iniziò a viaggiare e per un periodo si trasferì in America, dove diresse il Conservatorio di New York. Anche qui non perse la curiosità e il gusto per il recupero dei materiali sonori folkloristici e, nella sua 9ª Sinfonia e in altre composizioni del periodo (come il quartetto op. 94 e il quintetto op. 95), inserì numerosi temi della musica indiana e nera.

Curiosità: Toscanini e il tempo del Bolero

Il Bolero fu oggetto di un dissidio tra Maurice Ravel e il celebre direttore d’orchestra Arturo Toscanini: Il 4 maggio del 1930 la celebre bacchetta diresse la “prima” newyorchese del brano. Al termine dell’esecuzione Ravel piombò nei camerini per lamentarsi del modo in cui era stato diretto: il compositore lamentava che il tempo staccato dal direttore non era quello stabilito dalla partitura: Toscanini si era preso troppe libertà nell’esecuzione del brano, a suo avviso. Riascoltando la registrazione di Toscanini del 1939 con la Nbc Orchestra si può intuire, in effetti, quale fosse l’oggetto delle lamentele di Ravel: la velocità del brano viene aumentata mano a mano, con la progressione del brano. Inoltre, in molti punti, a seconda dell’interpretazione, il direttore fa eseguire all’orchestra dei rallentando o degli accelerando prodigiosi dal punto di vista della tecnica direttoriale e della coesione dell’orchestra, ma sicuramente molto lontani dall’idea che aveva in testa Ravel quando si era messo a scrivere il “Bolero”.

https://www.youtube.com/watch?v=HiYIiPWZ6cQ

Il musicista francese era molto critico con gli interpreti della sua partitura, che cercavano di “animare” un pezzo così monotono nel materiale musicale variandone dinamiche e tempo. In un’intervista al Daily Telegraph del 1931 dichiarò: «Devo dire che raramente il Bolero viene diretto come io penso che dovrebbe esserlo. Mengelberg accelera e rallenta in modo eccessivo. Toscanini lo dirige due volte più veloce del dovuto e allarga il movimento alla fine, cosa che non è indicata da nessuna parte. No: il Bolero deve essere eseguito con un unico tempo dall’inizio alla fine, nello stile lamentoso e monotono delle melodie arabo-spagnole. Quando ho fatto notare a Toscanini che si prendeva troppe libertà, ha risposto: «Se non lo suono a modo mio, sarà senza effetto». I virtuosi sono incorreggibili, sprofondati nelle loro chimere come se i compositori non esistessero». In effetti Ravel incise la sua composizione, nel 1930, con l’Orchestre des Concérts Lamoreux: in quel disco si può ascoltare un Bolero dal tempo assolutamente costante e più lento della media delle esecuzioni dell’epoca.

https://www.youtube.com/watch?v=yJWcvUZPEtw

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