Amianto, quanti danni a Mondovì? «Non si può sapere»

La legge anti-amianto del '92 nacque praticamente a Mondovì. Ma oggi il problema è il monitoraggio danni: è fermo dal 2001. Perché?

La sentenza che ha scosso l’Italia non poteva non indignare Mondovì. Perché questa è la città da cui nacque la legge anti-amianto, almeno la bozza: la 257 del 1992, quella che vieta la produzione e la commercializzazione di Eternit. All’indomani della chiusura del fascicolo bis sulla strage di Casale, decisione della Cassazione che chiude con la prescrizione il reato di disastro ambientale, l’ondata di sdegno è stata enorme in tutto il Piemonte. Anche a Mondovì, dove la “Arasis” da anni lotta su questo terreno. «Ma il problema qua è un altro – commenta il presidente
Elio Sartorio –: dal 2001 non ci vengono forniti i dati sul monitoraggio».

Anche se è una storia di 20 anni fa, in tanti ancora si ricordano bene che la prima grande sentenza Eternit ha le radici qua a Mondovì: perché la legge 257 venne alla luce anche grazie all’impegno di operai monregalesi, lavoratori che uscirono dal loro stabilimento e portarono le loro voci alla politica. L’Eternit era dappertutto: sulle tettoie, sui tubi, veniva addirittura usato come polvere assorbente al posto della segatura. Oltre che come componente in alcune lavorazioni. Insomma l’amianto, minerale a struttura fibrosa dai mille impieghi e dalle mille qualità, era praticamente ovunque. Fu il deputato monregalese Natale Carlotto, già direttore della Coldiretti, che esortò i lavoratori a mettersi all’opera su quella che poi sarebbe stata trasformata in proposta di legge e firmata dai parlamentari.

Mondovì, questo è certo, non è Casale: «Però i casi di mesotelioma ci sono stati anche qua – afferma Sartorio –, di alcuni ho notizia personalmente». Quanti? Il presidente dell’Arasis, Associazione rischio amianto e sostanze inquinanti, scuote la testa: «Ecco, il problema è proprio questo – dice –, non si può sapere. Perché purtroppo a partire dal 2002 la Regione ha bloccato il progetto di monitoraggio che seguivamo assieme coi servizi di prevenzione. Prima competeva allo Spresal, ora invece è passata ai medici di base».

ARTICOLO COMPLETO su L'Unione Monregalese del 26 novembre

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