Sono “le fabbriche” di Mondovì. Non che la città non ne abbia (e non ne abbia avute) altre, ma se si pensa e si parla della Mondovì-industriale dagli anni ‘70 in poi, i nomi sono questi due: Valeo e Ferodo. Eppure non hanno nulla a che vedere con la manifattura storica di Mondovì, né con l’artigianato tipico. Non sono legate a nomi importanti della zona – anzi, vengono dall’estero. Forse ciò che condusse qui è un denominatore comune che si chiama “automobile”, che le portò a installarsi nella regione in cui aveva sede la più grande industria italiana, la Fiat (anzi: ex Fiat, vista la recente fusione con Chrysler che ha dato origine al marchio “FCA”). Compiono tutte e due cinquant’anni esatti.
Sono arrivate a Mondovì nel 1964, entrambe hanno in programma eventi-compleanno nelle prossime settimane. Due aziende, se non proprio sorelle, quantomeno cugine: e non solo perché operano nel mercato dell’auto, ma anche per le loro origini comuni, che raccontiamo in questo articolo. Mondovì non si può considerare una città a vocazione industriale: forse quaranta o cinquant’anni fa qualcuno sognava questo futuro, ma tutto è andato diversamente. Altri grandi insediamenti non sono mai arrivati, c’è chi parla di passate volontà politiche e chi di semplice contesto legato alla logistica, alla posizione geografica, ai terreni. Ma il dato di fatto è che queste due realtà, nonostante le crisi attraversate in cinquant’anni, ci sono ancora.
Mondovì era “a bassa industrializzazione”
Gli anni ‘70 erano quelli in cui ci si credeva. Eppure in quegli anni la Regione emanò un ddl in cui Mondovì e il Monregalese vennero definiti “aree a scarso sviluppo industriale”. Valeo e Ferodo si erano installate da pochissimo, ma qui erano più le fabbriche che chiudevano che non quelle che aprivano. Ce lo racconta bene Giacomo Lissignoli, assessore del sindaco Martinetti in quel periodo e sindaco più avanti: «Avevano chiuso la Bassani-Manfredi – ricorda –, le fonderie e la chimica dei Battaglia si erano trasferite, chiuse l’abitificio Rossi, entrò in crisi la Besio. L’arrivo di Valeo e Ferodo fu provvidenziale». Ridiede ossigeno all’occupazione, e poi arrivò il Piano regionale che portò all’insediamento di una trentina di aziende e alla nuova area industriale attrezzata (il consorzio Aiam). Oggi le ultime e più grandi “superstiti” sono proprio queste due, Valeo e Ferodo: che tuttavia non avevano nulla a che vedere con la manifattura locale, né avevano alle spalle nomi come Gazzola o Battaglia. Come mai vennero qua? «Negli anni ‘70 il mercato delle automobili era in piena espansione – ricorda Lissignoli – e quelle due aziende erano complementari: una lavorava i componenti chimici, l’altra quelli meccanici». Mondovì, la “città degli studi”, avrebbe potuto avere una vocazione industriale? Forse non accadde o forse, come molti ritengono, non fu lì che si volle andare.
Sul giornale:
Ferodo, la prima fabbrica inglese dei freni
Valeo: la multinazionale francese che nacque… da un ex Ferodo
Iniziative per il compleanno
Entrambe le aziende hanno iniziative in cantiere. Sul sito Ferodo campeggia la scritta luminosa “50”, l’Amministrazione ha in programma un evento a dicembre per festeggiare il compleanno, a cui i dipendenti affiancheranno un’iniziativa di solidarietà donando il fondo a cui contribuiscono da anni per scopi benefici. Anche Valeo ha in cantiere un evento per il prossimo mese, l’annuncio arriverà nelle prossime settimane. Resta il dato oggettivo: due aziende ormai radicate che in tutto contano quasi settecento dipendenti. Che abbiano lasciato il segno a Mondovì lo dice perfino la toponomastica: sarà mica un caso che le strade tracciate in quella zona sono state battezzate corso Inghilterra e corso Francia?