Alla fine, l'ha ammesso anche lui: dopo le domande della Polizia, che aveva in mano i filmati con le telecamere, Andrea Pettiti confessa la bravata. «Una bravata - dice oggi il suo legale, l'avvocato Giorgio Giacardi -. Comunque, al momento non abbiamo ancora ricevuto alcun atto dalla Procura».
Il vandalo di Breo ha un nome: si tratta di Andrea Pettiti, 23 anni, noto writer nell'ambiente monregalese e studente a Torino. È lui che ha imbrattato i muri con la scritta "Kepla". Agì da solo, la sera di Capodanno, col volto parzialmente coperto da un passamontagna. Verrà denunciato alla Procura. E non è un nome qualunque: è lo stesso ragazzo che un anno fa ottenne dal Comune l'incarico di dipingere la scalinata Breo-Altipiano. È stato ripreso dalle telecamere e, dopo settimane di indagini, individuato e interrogato. Non ha negato.
Il suo era un nome che circolava da tempo, nell'ambiente: la firma, "Kepla", era riprodotta anche sul murales. Ed era stata notata anche su un account social su Instagram, che il ragazzo aveva chiuso dopo che era stato sentito dalle Forze dell'ordine. Le indagini sono andate avanti per settimane. Il ragazzo agì da solo, "reduce" da una festa di capodanno proprio a Mondovì.
Pettiti non ha solo realizzato il murales sulla scalinata: mesi prima aveva anche dipinto, assieme a un "collega", il grande murales sul fronte del palazzetto sportivo dell'Itis.
L’associazione di cui fa parte: «Pagherà. Ma ai writers serve un muro per sfogarsi»
Pettiti, 23 anni, è anche l’ex vicepresidente dell’Associazione Arteatelier di Mondovì Piazza, presieduta dal pittore Sergio Bruno. La dichiarazione del presidente: «Arteatelier è un’associazione di artisti. I vandali esistono ovunque. In ritardo e con amarezza veniamo a sapere che un tesserato di Artealier ha compiuto questo gesto… una serata storta che può succedere a tutti. La nostra Associazione conta 300 iscritti, nessuno controlla loro vite private. Chiederà scusa e pagherà a chi di dovere, ma il plotone di esecuzione non partirà da noi. Le responsabilità sono private, sta ad ognuno di noi rispondere alla propria coscienza. I vandali esistono ovunque, così come esiste l’emulazione. È per questo che chiediamo da tempo al Comune di dedicare un lungo muro, dove i
writers possano sfogare le loro rabbie».