Edoardo Cigliutti, 25 anni. Enzo Odasso, 20 anni. Questi i nomi dei due lavoratori dell’ospedale di Mondovì, dipendenti di quella che allora si chiamava “USL”, che persero la vita il 26 dicembre 1981, un sabato mattina.
Sabato 10 febbraio, alle ore 10, è in programma un incontro con l’assessore regionale alla Sanità (che per la prima volta, dall’inizio del suo mandato cominciato nel 2014, si recherà in visita all’ospedale di Mondovì), per scoprire una targa in ricordo dei due dipendenti.
L’esplosione e il collega ferito
Un fatto di cronaca tremendo, per Mondovì. L’esplosione avvenne nel vecchio ospedale di Piazza: poco dopo le 7 del mattino saltò in aria la cisterna di vapore nel locale lavanderia, i due addetti persero la vita e quattro persone risultarono ferite. La deflagrazione danneggiò il centro trasfusioni e il laboratorio analisi, causò anche un parziale crollo della pediatria (per fortuna, completamente vuota). A raccontare cos’era avvenuto fu poi Aldo Parolini, collega delle due vittime all’epoca 46enne, che rimase ferito nella deflagrazione. Odasso scese nel locale caldaie e aprì il portellone: il vapore lo investì completamente, scaraventandolo a terra e ustionandolo. Morirà qualche ora dopo, all’ospedale di Cuneo. L’esplosione travolse tutto il seminterrato, facendo crollare il soffitto. Cigliutti è morto sotto le macerie, il suo corpo venne trovato dopo quasi quattro ore di scavi. «Non so come ho fatto a uscire vivo da quell’inferno – fu la testimonianza di Parolini –. Edoardo forse ha cercato di scappare, ma dalla parte sbagliata». Sabato 10 febbraio l’assessore incontrerà primari e coordinatori e visiterà il DEA e l’ambulatorio di Cardiologia.
Chi erano le vittime
Edoardo Cigliutti
Aveva 25 anni, era nativo di Piazza e viveva in zona Tetti Ellero con la moglie Cristina, con cui si era sposato da circa un anno.
Enzo Odasso
Aveva 20 anni, era nato a Montaldo ma viveva a Piazza in via Santa Croce, con papà (che lavorava a Ceva), mamma e due sorelle.
Le vacanze di Natale salvarono i bambini
I bambini non c’erano. Era il 26 dicembre, Santo Stefano, ed erano stati tutti mandati a casa per le vacanze di Natale. Una coincidenza incredibile, che consentì di non trasformare una bruttissima tragedia in un disastro che fa venire freddo solo a pensarci. Perché i locali esplosi erano attaccati alla Pediatria, dove nei giorni prima erano ricoverati 5 bimbi con le mamme ad assisterli. «Non voglio pensare a cosa sarebbe successo – fu il commento dell’allora presidente dell’USL Giuseppe Ferrua, il sindaco di Bastia –. Se fosse successo in un giorno lavorativo, con la gente in coda per i prelievi, con medici e personale nel laboratorio analisi… non voglio pensarci». Queste sono le parole rilasciate all’Unione Monregalese di quel dicembre 1981. Il nostro settimanale dedicò la prima pagina al terribile episodio e una pagina interna, con foto che ancora oggi appaiono drammatiche. Intervennero sul giornale anche il sindaco Lissignoli e il vescovo mons. Giustetti.
I bambini non c’erano. Era il 26 dicembre, Santo Stefano, ed erano stati tutti mandati a casa per le vacanze di Natale. Una coincidenza incredibile, che consentì di non trasformare una bruttissima tragedia in un disastro che fa venire freddo solo a pensarci. Perché i locali esplosi erano attaccati alla Pediatria, dove nei giorni prima erano ricoverati 5 bimbi con le mamme ad assisterli. «Non voglio pensare a cosa sarebbe successo – fu il commento dell’allora presidente dell’USL Giuseppe Ferrua, il sindaco di Bastia –. Se fosse successo in un giorno lavorativo, con la gente in coda per i prelievi, con medici e personale nel laboratorio analisi… non voglio pensarci». Queste sono le parole rilasciate all’Unione Monregalese di quel dicembre 1981. Il nostro settimanale dedicò la prima pagina al terribile episodio e una pagina interna, con foto che ancora oggi appaiono drammatiche. Intervennero sul giornale anche il sindaco Lissignoli e il vescovo mons. Giustetti.