Costa si dimette da ministro

Enrico Costa, ministro (ormai ex) per gli Affari regionali, si è dimesso oggi, mercoledì 19 luglio.

enrico costa azione calenda

Enrico Costa, ministro per gli affari regionali (ormai ex), si è dimesso oggi, mercoledì 19 luglio. Lo aveva preannunciato, anche nell'intervista a L'Unione Monregalese rilasciata appena pochi giorni fa. «Non avrò posizioni ambigue», aveva detto. Ha mantenuto la parola.

Ci parla al telefono da Roma: «La mia è una scelta di coerenza. Credo che ci siano delle fasi della vita in cui il ruolo e il pensiero sono in conflitto. Io non tengo il piede in due scarpe, e ho scelto di difendere il mio pensiero. Una scelta di coerenza non di poltrona». Da domani è un semplice parlamentare. Fino a stamattina era ministro degli Affari regionali. Poi, le dimissioni. 

LEGGI: le dichiarazioni «Ho scelto la coerenza, non la poltrona»

Ministro da un anno e mezzo
Ministro dal febbraio 2016 (LEGGI: la nomina sotto Renzi) agli Affari regionali e con la delega alla Famiglia, Enrico Costa era stato riconfermato da Gentiloni.  Enrico Costa è diventato ministro 21 anni dopo i dicasteri ricoperti da padre Raffaele, che occupò quel posto nel 1992-93 sotto il Governo Amato. All'epoca, aveva 56 anni: il figlio, oggi, ne ha 47. Costa-senior fu poi ministro ai Trasporti sotto Ciampi e ministro della Sanità nel primo governo Berlusconi. Il percorso politico di Enrico Costa, uno dei "fedelissimi" di Alfano fin dalla nascita di NCD (fu il relatore del "lodo" sul processo penale che porta il nome del ministro degli Interni, tanto caro a Berlusconi), ha una nuova svolta.

Un passo, quest'ultimo, non banale: Costa dichiara di aver lasciato "per coerenza politica" - nella sua lettera di dimissioni a Gentiloni dice testuale: «Non posso far finta di non vedere la schiera di coloro che scorgono un conflitto tra il mio ruolo ed il mio pensiero. E siccome non voglio creare problemi al Governo rinuncio al ruolo e mi tengo il pensiero» -. Ha aperto ai vecchi alleati di Forza Italia (che ora lo accolgono a braccia aperte), ma senza spalancare crisi di Governo.

La mossa di Costa gli è valsa  attestati di stima da tutti: da Brunetta («In un mondo politico nel quale abbondano i ‘poltronari’ di professione va, senza alcun dubbio, elogiata la coerenza e la linearità di azione dell’amico Costa») a Salvini («Il ministro Costa, a differenza del poltronaro Alfano, si è dimesso. Governo perde voti, perde idee e perde pezzi»), perfino da Renzi: «Il ministro Costa è una persona seria, sono legato a lui da un sentimento di stima. E' stato coerente ad andarsene nel momento in cui ha detto di voler tornare con Berlusconi. E' uno di quelli per cui le idee sono più importanti della poltrone. Preferisco uno così che gioca pulito piuttosto che quelli che tengono i piedi in due staffe nell'attesa di capire dove andare nella prossima legislatura».

La frattura sullo Ius Soli
Nelle ultime settimane la sua posizione di riavvicinamento all'ex Cavaliere era stata palesata. «Con Berlusconi abbiamo radici comuni», aveva dichiarato pochi giorni fa. Tutto questo all'indomani della sua posizione di contrarietà allo Ius Soli. «Se Gentiloni mette la fiducia - aveva dichiarato - mi dimetto». Stamattina il premier ha confermato che a settembre voterà con la fiducia. Costa ha reagito di conseguenza. E forse ha sempre saputo che sarebbe andata così.

Riavvicinamento a Berlusconi
"Radici comuni". Concetto cardine per dire che, finita la parentesi centrista, è ora di tornare a casa. E casa si chiama Berlusconi: che domenica, con una dichiarazione fatta al “Mattino”, ha spalancato le porte ai vecchi alleati che poi si sono allontanati per sostenere Renzi. Tutto passato, soprattutto ora che uniti si può vincere. Enrico Costa ha immediatamente risposto: «L’appello di Berlusconi è condivisibile - aveva dichiarao Costa L'INTERVISTA a L'Unione Monregalese – . Un appello per un centrodestra ampio e inclusivo.  Abbiamo sempre detto che l’alleanza a Roma era fatta per garantire un governo al Paese in un momento di difficoltà. Abbiamo sempre detto che non era una posizione politica ma programmatica. È evidente che il nostro posizionamento politico ora deve definirsi. E io sostengo che l’attenzione e lo sguardo debba essere finalizzato a rafforzare un’area di Centrodestra. Non possiamo assumerci la responsabilità di portare via al Centrodestra quei 25 mila voti che potrebbero far la differenza e farlo perdere. Io ho sempre cercato di lavorare senza alcuna ambiguità. Il mio comportamento è sempre stato improntato sulla chiarezza, lo farò anche in questo caso».

LEGGI: la nomina sotto Renzi

LEGGI: ancora ministro con Gentiloni

LA LETTERA DI DIMISSIONI AL PREMIER
La sua lettera al premier Gentiloni: «Caro Presidente, ho manifestato nei giorni scorsi la convinzione che sia il momento di lavorare ad un programma politico di ampio respiro che riunisca quelle forze liberali che per decenni hanno incarnato aspirazioni, ideali, valori, interessi di milioni di italiani che hanno sempre respinto soluzioni estremistiche e demagogiche. Sono opinioni politiche del tutto naturali, per chi ha una storia politica come la mia. In questi mesi ho anche espresso il dissenso su alcuni provvedimenti (ius soli, processo penale), motivando dettagliatamente le mie posizioni. C'è chi ha ritenuto queste opinioni fonte di pregiudizio per il Governo, ma anche chi le ha apprezzate perché hanno portato una interessante dialettica. Tu, caro Presidente, hai sempre rispettato le mie idee. Non mi hai mai imposto il paraocchi e non mi hai chiesto di rinunciare alle mie convinzioni. Lo apprezzo moltissimo. Ma non posso far finta di non vedere la schiera di coloro che scorgono un conflitto tra il mio ruolo ed il mio pensiero. E siccome non voglio creare problemi al Governo rinuncio al ruolo e mi tengo il pensiero. Ho avuto un'occasione unica ed ho fatto un'esperienza bellissima, sempre con il massimo impegno. Ora faccio un passo indietro, perché le convinzioni vengono prima delle posizioni. A chi mi consiglia di mantenere comodamente il ruolo di Governo, dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, rispondo che non voglio equivoci, né ambiguità. Allungherò la lista, peraltro cortissima, di Ministri che si sono dimessi spontaneamente. Rassegno, pertanto, con la presente, le mie dimissioni dall'incarico di Ministro per gli Affari Regionali. Un caro saluto ed un augurio di buon lavoro a te ed a tutti i membri del Governo».

Gentiloni assumerà l'incarico ad interim.

L'INTERVISTA a L'Unione Monregalese

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