«Destinate una parte dei guadagni delle autostrade ai territori montani»

Un appello dell'Uncem Piemonte: «Necessario definire un adeguato ritorno per le aree su cui insistono le grandi opere».

Fare in modo che una parte dei guadagni delle autostrade "torni indietro". E vada ai territori montani che vengono attraversati dalle grandi vie di comunicazione: questo è l'appello dell'Uncem Piemonte. «Per esempio, per il tratto fra Mondovì e Ceva dell'A6 - scrive - la delegazione piemontese -.  Una percentuale da concordare, da destinare a interventi ambientali e per lo sviluppo. Questo permetterebbe migliore vivibilità, maggiore sussidiarietà tra imprese, enti locali e cittadini residenti nei Comuni di tutte le aree montane piemontesi e italiane attraversate da autostrade»

L'aumento del gettito del pedaggio delle autostrade ancora una volta finisce per ignorare e penalizzare il territorio, i pendolari e i flussi turistici. L’Uncem rilancia la sfida ai concessionari delle autostrade, affinché prevedano un adeguato ritorno economico per le aree sulle quali insistono grandi opere viarie. Una compensazione necessaria, a fronte degli importanti utili per le aziende che gestiscono le autostrade, in particolare nelle aree montane del Piemonte, attraversate dalla A32 per ben 63 chilometri (da Avigliana a Bardonecchia, oltre ai 13 chilometri del Tunnel del Frejus), dalla A6 per 20 chilometri (da Mondovì a Ceva), dalla A26 per 24 chilometri (da Meina a Gravellona Toce, oltre alla Statale Anas che conduce al Sempione), della A7 nella zona dello Scrivia e dalla A5 per 8 chilometri (da Quassolo a Carema). Le opere viarie insistono infatti su un territorio che è il bene pubblico per eccellenza. Al pari del prelievo dell’acqua potabile dalle Terre Alte, dei canoni per l’escavazione e per le cave, è necessario impostare dei ritorni economici stabili per l’insistenza delle grandi infrastrutture nelle aree alpine.

Uncem vuole aprire un dialogo con le concessionarie che gestiscono valichi alpini e autostrade. Una minima parte dei loro utili deve essere destinata alle comunità locali. Le cifre parlano chiaro: sono oltre un milione i veicoli leggeri che transitano ogni anno sull’A32 e sei milioni i veicoli pesanti. Le tariffe agevolate per i residenti non sono sufficienti per compensare la lingua di cemento e asfalto che corre lungo la valle. Alcuni amministratori hanno proposto anni fa di destinare parte del pedaggio al territorio montano. Una percentuale da concordare, da destinare a interventi ambientali e per lo sviluppo. Questo permetterebbe migliore vivibilità, maggiore sussidiarietà tra imprese, enti locali e cittadini residenti nei Comuni di tutte le aree montane piemontesi e italiane attraversate da autostrade. Servono una gestione razionale e sicura dei trasporti nel contesto di una rete integrata, coordinata e transfrontaliera.

Si unisce all'appello anche il PD, con i consiglieri regionali piemontesi Nadia Conticelli e Paolo Allemano con le deputate Chiara Gribaudo e Paola Bragantini: «È necessario condividere la manutenzione del territorio, col coinvolgimento degli enti locali, facendo ricadere direttamente parte dei maggiori entroiti in opere di manutenzione e messa in sicurezza - spiegano Deputate e Consiglieri regionali - Lo sforzo economico maggiore per incrementare il flusso turistico e mettere in sicurezza il territorio viene messo in campo dagli enti territoriali, Comuni in testa". Le concessioni, dato che siamo in fase di rinnovi e nuovi bandi di gara, "prevedano che una percentuale congrua degli introiti dei caselli ricada sui territori", ribadiscono Bragnatini, Gribaudo, Conticelli e Allemano. Per quanto riguarda le grandi aree urbane invece le politiche tariffarie devono agevolare l'utilizzo delle grande arterie tangenziali, come quella di Torino, e non penalizzarle con doppi pedaggiamenti. "Una politica che si muova su questo doppio binario favorirebbe la manutenzione dei territori, soprattutto montani e collinari, la sostenibilità ambientale e una mobilitá davvero al servizio dello sviluppo di tutte le aree della nostra Regione. Alla ripresa dei lavori - proseguono - a Palazzo Lascaris, a settembre, depositeremo specifici ordini del giorno in tal senso a Palazzo Lascaris e a Montecitorio».

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