Dalle ceneri dei Gr3ta si potrebbe dire che sia sorto questo nuovo sodalizio a nome di the Buckle, anche se in realtà questo progetto pone radici ben più profonde e longeve. Andrea Marcarino e Maxim Sclavo infatti suonano insieme da fine anni ‘90, quando in provincia imperversavano con il rock metal degli Unwelcome; ed è forse più a quella di esperienza musicale che non al passato più recente (dove evidente era la presenza dell’elettronica) che torna questo duo, che ha prodotto a inizio gennaio per la label This Is Core un primo lavoro. In un brano come Cage emergono tracce sonore con una forte base di stoner: la cassa è dritta, a dare un ritmo decisamente punk, la chitarra particolarmente disturbata (un suono volutamente mai troppo pulito) a cui si intreccia la voce a volte più dimessa (come in Over) o potente (come su Hold). In mezzo c’è tanto richiamo alla tradizione di Kyuss e Queen of the Stone Age, ma anche brani ricchi di sfumature d’altro genere e tempo, come the King of Rock’n’Roll o Aural (Sonic Youth e Nirvana). Heavy Water è invece l’unica pseudoballata dell’album che fa fare un tuffo nel grunge, e che fa pensare a come oggi, a distanza di 20 anni, suonerebbe una band come i Soundgarden. In una provincia che è stata foriera di molto rumore in tempi passati, ecco tornare dalle ceneri del rock una band che ci dice come il genere sia tutt’altro che morto.
The Buckle “the Buckle” 2015, This Is Score. Stoner
Laura Vertamy è una degli ultimi esponenti di una vena cantautorale che, soprattutto tra fine anni ‘70 e inizio anni ‘90, aveva trovato un pubblico anche nella provincia cuneese. Uno stile classico, evocativo, che si rifaceva alla tradizione degli artisti di strada (oggi ridenominati, anche loro, dall’inglesismo “buskers”). È all’interno di questo territorio che nasce e si sviluppa il percorso artistico di Lizziweil, un progetto fatto di sedimenti e di sedimentazioni, di strade percorse a piedi nudi e con scarpe che via via si sono andate consumando. Così è anche “In Volo Sopra La Polvere”, disco d’esordio di Lizziweil, 12 brani composti, pensati, vissuti e prodotti nell’arco di una piccola vita di un individuo (dieci anni) e che erigono a Colonne d’Ercole di questo passaggio umano, personale ed artistico, la filosofa francese Simone Weil e la cantante statunitense (a tutti si sarebbe potuto pensare, da Joan Baez a Tracy Chapman, tranne che a lei) Liza Minnelli. Il disco di Lizziweil è un lavoro dove le parole sono pesate una dopo l’altra, che lo rendono, passo dopo passo, molto denso (forse troppo). La versione femminile di uno stile compositivo in cui Branduardi va a braccetto con Battiato e che raggiunge il suo apice in Si Muore d’Argento, lo slancio che – riprendendo le parole stesse della Vertamy – denuncia “un’urgenza di comunicare e ancora più di condividere” e che ora trova una sublimazione anche nell’ascolto fuori dai live.
Lizziweil “In Volo Sopra La Polvere” 2015, Petit Noir. Cantautorale