«Collisioni a Mondovì, una grande formula». Parola di Gene Gnocchi (INTERVISTA)

Da "Quelli che il calcio..." alla satira politica: quattro chiacchiere con uno dei protagonisti di Collisioni a Mondovì.

Al telefono è di una gentilezza disarmante e, addirittura, richiama lui. Non sembra vero di parlare con Gene Gnocchi, uno dei personaggi-colonna della comicità televisiva italiana. Dall’accoppiata di successo con Teo Teocoli alle puntate di “Quelli che il calcio…”, il comico parmigiano ha legato il suo nome a un quarto di secolo di tv italiana. Scherzando su tutto: sport, politica, attualità. Sarà a Mondovì, sul palco di Collisioni (in piazza Cesare Battisti), sabato 2 luglio alle 18.

Gene, il 2 luglio la vedremo a Mondovì: cosa ci porta?
«Sarà una chiacchierata col pubblico, partendo dal mio ultimo libro che si intitola “Cosa fare a Faenza quando sei morto”. È un romanzo che, fin dal titolo, omaggia lo storico film con Andy Garcia “Cosa fare a Denver quando sei morto”. Come in quel film, immagino un personaggio inserito in una situazione da cui non può uscire, con i fatti che si accavallano. È sicuramente un libro comico… ma con un risvolto serio».

Lei ha vissuto 25 anni di televisione italiana: cos’è cambiato dai suoi esordi a oggi?
«Direi che è cambiato quasi tutto. Quando ho cominciato, con “Emilio”, su Mediaset, c’erano i programmi con un copione scritto, c’erano cast con professionisti come Teocoli o l’indimenticabile Faletti… oggi tutto questo non sarebbe possibile. La tv d’autore sta sparendo, esistono unicamente programmi con format comprati dall’estero. Una volta l’autore era colui che creava un programma, scriveva le battute. Oggi, l’autore è quello che adatta il format alle caratteristiche della tv italiana. Ma questa è probabilmente una conseguenza del fatto che l’offerta è aumentata moltissimo».

Collisioni è un festival fondato sulla cultura… e sulla musica. Lei ha una band, giusto? A Mondovì suonerà qualche pezzo?
«Ho una band, è vero. Ci chiamiamo I figli di Renzi: annunciamo un pezzo… e poi non lo facciamo. Conosco la formula di Collisioni, la ritengo ottima. L’incontro però non prevede parti musicali».

Lei ha giocato a calcio nell’Alessandria. Conosce il cuneese? Mai stato a Mondovì?
«Conosco la provincia di Cuneo, certo. Per la verità non ricordo di essere mai stato a Mondovì, la scoprirò in occasione di Collisioni».

Cosa vuol dire fare satira, oggi? È ancora paragonabile a quella degli anni passati?
«Credo che sia cambiata molto, perché è cambiato il suo rapporto con l’oggetto della satira: la politica. O meglio, sono cambiati i politici. Una volta “il politico” era un personaggio che si vedeva poco, oggi è il contrario: è ovunque, lo vedi di continuo, è diventato la macchietta di sé stesso prima ancora che qualcuno ci faccia satira. Anche la caratura è diversa: io ho conosciuto personaggi politici di spessore, in passato, ma con questi come si fa? È come sparare sulla Croce rossa…».

Ci parli della sua rubrica sulla Gazzetta, “Il rompipalloni”: come fa a trovare tutti i giorni un episodio su cui fare la battuta?
«È molto più semplice di quel che si può pensare! Il mondo dello sport è così vario e pieno di spunti… Non mi è mai successo di trovarmi senza argomenti. A volte succede il contrario: ne consegno due o tre, e il giornale li sceglie. Oppure può accadere che a Gazzetta me ne chiedano uno specifico, come per esempio è accaduto per la partita».

Che progetti ha Gene Gnocchi per il futuro?
«Ci sono molte idee. Ho consegnato a La7 una puntata-zero sulla musica rock, e alcune proposte a Mediaset per un finto talk show che scimmiotta i salotti politici di oggi… qualcosa c’è. Vedremo. Intanto, do a tutti l’appuntamento a Collisioni a Mondovì!».

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