È una di quelle vicende che a Mondovì fecero uno scalpore gigantesco: agguato, rapimento, prigionia e infine una fuga. Una storia da film, verrebbe da dire. Appunto: è proprio questo che diventerà la vicenda del rapimento Filippi. Una pellicola a metà fra cinema e documentario.
LE RIPRESE
Accadde il 28 giugno 1978, era l’1,40 di notte. Qualcuno si appostò dietro al casa della famiglia Filippi, notissimi imprenditori di Mondovì, aggredì e rapì il giovane Pier Felice, figlio dell’industriale Giorgio. All’epoca aveva 23 anni. Erano gli anni del terrore, Moro era morto da un mese e mezzo. Prima di allora non c’era mai stato un sequestro in provincia di Cuneo: la Granda restò col fiato sospeso fino al 12 settembre, quando il giovane venne ritrovato e raccontò di come era riuscito a beffare i suoi aguzzini, a scappare e a farli arrestare. I banditi avevano chiesto un riscatto da un miliardo e mezzo di lire, poi erano saliti a cifre ancora più alte. La prigionia durò 76 giorni: Pier Felice era stato rinchiuso in un edificio nella zona di Vado, in Liguria. Dopo la fuga riuscì anche a far arrestare il suo “carceriere” Domenico Nirta, calabrese di San Luca (Locri) affiliato alla ‘ndrangheta. Finirono in manette anche tutti gli altri coinvolti. Tutto questo finirà in una pellicola con la firma della figlia Alice (sorella di Luca, noto pilota monregalese che gareggia in Indycar). Le riprese sono iniziate martedì 19 luglio, proprio a Mondovì.
«Sarà un documentario della durata di 60-70 minuti – racconta Alice Filippi –, che alternerà parti cinematografiche e parti documentali. Il casting è interamente monregalese, ma il ruolo di mio padre sarà interpretato da un attore torinese, Daniele Ronco. Ricostruiremo la Mondovì degli anni ’70: costumi, auto, mezzi di comunicazione. Come stile mi ispiro a “Fuga da Alcatraz” e “Inside Man”». Il titolo è “78 – chi entra e chi esce”: 78 come l’anno, 1978. Per Alice questo è l’esordio da regista: ha girato qualche spot e brevi video, ma mai un lungometraggio. Come è nata l’idea? «Un giorno mio padre mi disse: mi piacerebbe scrivere un libro per raccontare il mio rapimento e la mia fuga». Alice (allieva, fra gli altri, di Verdone) si è messa all’opera: «Ho intervistato i protagonisti dell’epoca, gli amici, i parenti, i carabinieri: il colonnello Schettino e il colonnello Laghezza. Certo non è facile esordire da regista parlando della propria famiglia… ammetto di essere molto tesa». Il film è prodotto dalla “Mowe srl” di Roberta Trovato ed è finanziato grazie al MiBACT (Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo) e dalla "Piemonte Doc Film Fund" (Film Commission).