La fiera del gusto si chiude con un sapore agrodolce. Nessun intento polemico, lo premettiamo: ma crediamo sia onesto dire che questa edizione di “Peccati di Gola” sia stata un evento fra luci e ombre. Luci, come quelle del bellissimo weekend che ha accompagnato la rassegna enogastronomica e come quelle delle eccellenze che hanno brillato nei padiglioni. Ma anche ombre: i numeri, che appaiono un po’ pochi rispetto a quelli di manifestazioni simili e dalle pretese ben minori, e l’insoddisfazione che si respirava fra gli stand. Qualcosa va ripensato.
La gastronomia piace ancora
Partiamo dalle cose positive: “Peccati di Gola” è un evento che ancora ha il suo perché. Il Monregalese è una terra che ha un passato di produzioni gastronomiche di tutto rispetto, e una fiera come questa mantiene il suo fascino. Il tartufo monregalese resta un’eccellenza a livello regionale, i produttori locali meritano una fiera che li metta in risalto. Non solo: la verità è che ai monregalesi, in generale, gli eventi di natura gastronomica continuano a piacere. Soprattutto oggi, quando alla soddisfazione di un buon piatto di polenta (i tavoli delle Osterie, la domenica sera, erano pieni) si aggiunge la curiosità per carpire i segreti degli chef, l’attenzione al cibo a km 0, l’attenzione per temi che legano alimentazione, cultura, salute. Infine, c’è da registrare il gradimento da parte del pubblico delle “esperienze sensoriali”, nella sala intitolata a Gianni Ferrero.
Numeri in discesa (e lamentele)
Però i numeri fanno riflettere. Pur con “l’attenuante” dell’unico giorno festivo (la domenica), 6.500 ingressi sono comunque un ulteriore calo rispetto allo scorso anno (8 mila). E molti meno di quanti hanno totalizzato fiere di paese a tema gastronomico (la Zucca a Piozzo, la Cisrà a Dogliani…). Ci sono giunti commenti un po’ dispiaciuti da parte di visitatori che lamentavano che, a fronte di un prezzo di ingresso di 8 euro, le degustazioni erano spesso assai risicate (neppure offerte da tutti gli stand). Gli stessi standisti ci hanno fatto osservare i dati di fatto (con questi numeri, è matematicamente impossibile che tutti abbiano raggiunto la soglia dei 300 ticket riscossi, livello minimo per incassarli). Infine, la fiera mancava di presenze “significative” come Slow Food e Coldiretti. Insomma: c’è da studiare e da ripensare qualcosa. Forse nella stessa formula della fiera, la cui organizzazione ha un grosso peso sulle casse comunali.
Posate riciclabili… ma senza cestini
Una situazione un po’ paradossale, quella evidenziata dal Movimento 5 Stelle: “Peccati di Gola”, che si era annunciato come evento a basso impatto ambientale con stoviglie biodegradabili… non aveva i cestini per la differenziata. Ma solo “sacchi neri” in cui finivano scontrini, confezioni in plastica, tovaglioli e stuzzicadenti.
Lo fa notare Federico Costamagna: «Il Comune non ha previsto o chiesto la raccolta differenziata. Ennesimo imbarazzo per un’Amministrazione dimostratasi ancora una volta “virtuosa” soltanto a parole». L’assessore Rossi puntualizza: «Le degustazioni nelle aree espositive e di somministrazione sono state servite in piatti e stoviglie rigorosamente in materiale biodegradabile».
Resta però il fatto che, nei cestini interni ai padiglioni, sarebbero stati gettati rifiuti di altro tipo: andando così a vanificare a valle il (seppur ottimo) principio che stava a monte. L’organizzatore “Fly Eventi” spiega che gli addetti alla raccolta rifiuti erano comunque incaricati di separare i rifiuti al momento di svuotare i cestini.