C’era chi ci faceva ironia da anni, sugli stereotipi del razzismo di oggi (quello che si alimenta di odio verso i profughi mascherandolo da “difesa degli italiani”) contrapponendolo alla maschera tipica di Mondovì, il Moro. Si vede che nello staff del Carlevè non mancano l’ironia e la voglia di mettersi in gioco, perché questa volta la mossa è coraggiosa: al Carnevale 2018 il Moro si gemella col “Coro Moro”. Che è una coro di canti piemontesi… solo che è composto da profughi.
Il presidente Natta ci ricama una battuta: «Dal momento che il nostro Moro parla poco piemontese… abbiamo trovato altri mori che invece lo parlano benissimo». Il “Coro Moro” nasce nel 2014 da un gruppo di profughi ospitati in Val di Lanzo, ragazzi che vengono da Mali, Senegal, Gambia, Nigeria e Costa d’Avorio. Quattro di loro hanno ottenuto il permesso di soggiorno, due sono richiedenti asilo in attesa e uno è dichiaratamente un “clandestino”. Un gesto dal fortissimo significato antirazzista… che forse non piacerà a tutti, soprattutto in ambito politico.
Il “Coro Moro” si esibirà a Mondovì venerdì 16 febbraio, al “Baretti”, alle 21, con Padre Filip. L’incasso della serata andrà totalmente a favore dell’Ostetricia dell’Ospedale di Mondovì.