L’abnorme massa d’acqua che si è abbattuta sulla Valle Bormida la scorsa settimana e che ha provocato un’onda di piena con il livello del fiume che ha raggiunto un’altezza superata solo da una piena del 1878, sembra non abbia causato grossi problemi al sito ex-Acna. Così afferma un dirigente di Syndial, società che gestisce la bonifica delle aree cengesi, il quale, da me richiesto di un aggiornamento sulla situazione, ha riferito che vi sono stati solo piccoli danni a due pozzetti piezometrici che però non creano problemi all’andamento normale dei monitoraggi. Quindi, per Syndial, tutto sotto controllo.
Di altro avviso Piergiorgio Giacchino voce del versante piemontese che aveva ispezionato il perimetro già domenica scorsa (27 novembre n.d.r.): «Aria irrespirabile, massicciate divelte, pozzi e piezometri danneggiati, quadri di controllo fuori uso, il tutto comprensibile per la violenza del Bormida. Solo che venerdì 2 dicembre, otto giorni dopo l’alluvione, aria sempre fetida e nessun segno di passaggio oltre le mie orme! Cosa sarà fra dieci anni, quali garanzie per le popolazioni a valle se già oggi siamo messi così?». Secondo Giacchino sulla più grande montagna conosciuta di scorie chimiche, il presidio è quasi inesistente ed è anche lasciato totalmente in mano a Syndial, una prospettiva inaccettabile per un sito dato incredibilmente per bonificato nel 2010. «Adesso basta – insiste Giacchino – è ora che le due Regioni riprendano immediatamente i controlli congiunti tramite Arpa Piemonte e Liguria e che il territorio ne sia coinvolto. Vogliamo anche sapere cosa sta combinando Syndial sulla cosiddetta zona Merlo (il terrapieno di oltre duecentomila metri cubi tra la provinciale e la ferrovia, n.d.r.). Ed è anche ora che si faccia chiarezza sulle onde anomale che ogni volta creano enormi problemi alla valle. Questa volta la diga di Osiglia è stata un polmone provvidenziale e il problema è venuto dallo sbarramento di Millesimo, ma è incredibile che una valle con due invasi del genere, di proprietà privata, non abbia l’ombra di un sistema di sorveglianza e di allertamento su rischi potenzialmente devastanti che le Prefetture di Savona e Cuneo devono affrontare subito insieme ai Comuni».