La tomba del re a Vicoforte: il giorno in cui nacque l’idea

L'Unione intuì l'ipotesi e lo pubblicò subito. Riproponiamo oggi l'intervista ad Amedeo D'Aosta in cui lasciava intendere il progetto.

Era il 16 marzo 2013, quando lo ipotizzammo: a Vicoforte potrebbe arrivare la salma di Vittorio Emanuele III. Quella che allora appariva come un azzardo remoto, oggi è realtà di fatto. E finalmente si sa che proprio quell’anno (e presumibilmente proprio in quella occasione) si gettarono le basi per quello che è accaduto. In quella occasione il prof. Aldo Mola, del Centro Giolitti di Cuneo, promosse a Vicoforte un convegno sulla figura di Umberto II nei 30 anni dalla sua morte. Partecipò anche il duca Amedeo di Savoia-Aosta (erede del secondogenito di Vittorio Emanuele II). Intuimmo che, sotto a quel convegno, c’era qualcosa di più. Che “si stava parlando”, che non poteva essere un caso che venisse fatto a Vicoforte. Il tema della salma di Vittorio Emanuele III era uno degli obiettivi che casa Savoia inseguiva da decenni. Null’altro che un’ipotesi, un’intuizione: e se avessero intenzione di metterla qua? Ponemmo la domanda al duca. Rispose: «Sarebbe una sede appropriata e degna». Sappiamo come è finita.

L'INTERVISTA
Il duca «Vicoforte, sede degna a ospitare la salma di Vittorio Emanuele III»
Da L'Unione Monregalese del 20 marzo 2013
E se la salma di Vittorio Emanuele III venisse sepolta nel Santuario di Vicoforte? «Sarebbe una sede degna» è la risposta della persona che, forse più di tutte, è interessata a parlare della questione: Amedeo di Savoia, il duca dì Aosta. Simpatizzanti monarchici e appassionati di giuridica da anni dibattono sul fatto che sia lui, e non il Vittorio Emanuele di oggi (ben noto alle cronache italiane, mondane e non solo), il legittimo erede del titolo reale. Ma dispute familiari a parte, resta il fatto che non capita tutti i giorni di poter scambiare quattro chiacchiere con un membro della famiglia Savoia. Che passeggia nel cortile dell’ex monastero cistercense fumandosi una sigaretta, butta uno sguardo alla cupola del Santuario e commenta: «Questa è una terra stupenda, davvero meravigliosa».
Parla di Vicoforte, duca? Non è la prima volta che lei viene in visita qui, vero?
«No, non è la prima volta. Sono già venuto in altre occasioni, è ho sempre trovato un’accoglienza straordinariamente calorosa. Un discorso che comunque si può fare per tutto il Piemonte. Purtroppo mi tocca dirlo con l’accento toscano, ma del resto io vivo e lavoro lì…»
E il Santuario? Le piace?
«Una chiesa stupenda. Posso ben comprendere le intenzioni dei miei antenati Carlo Emanuele e Vittorio Amedeo, quando lo fecero costruire».
Carlo Emanuele I è sepolto qua. Voi coltivate la speranza di traslare in Italia la salma di Vittorio Emanuele III…
«Sarebbe un segnale di grande civiltà. Mi irrita molto la scelta della politica italiana, che non ha mai concesso il rientro delle spoglie di Vittorio Emanuele. È una figura che andrebbe rivalutata. Fece degli errori, è innegabile. Ma difese l’Italia in prima persona: fu un ottimo soldato, e nella prima Guerra Mondiale fu costantemente presente al fronte, in trincea con l’esercito. Sì, noi speriamo che la sua salma possa riposare in Italia».
Magari a Vicoforte?
«Magari sì. Sarebbe una sede appropriata e degna».
Cosa lo impedisce?
«Una montagna di difficoltà. Burocratiche, politiche e geografiche».
Cosa pensa della situazione politica italiana attuale?
«Cosa vuole che le dica? La situazione è sotto gli occhi di tutti. Perfino il Vaticano ha saputo dare un esempio, scegliendo una nuova guida in tempi rapidissimi. Auspico che la politica sappia seguire questo esmepio come si segue una cometa, e che ci guidi verso una rinascita».

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