Langhe Monregalesi fuori dall’Unesco

Mancano poco più di due mesi e mezzo, poi si saprà se i paesaggi vitivinicoli del Piemonte entreranno a far parte del patrimonio Unesco. Amarezza soprattutto nelle nostre Langhe, dove in tanti si aspettavano un riconoscimento.

Mancano poco più di due mesi e mezzo, poi si saprà se i paesaggi vitivinicoli del Piemonte entreranno a far parte del patrimonio Unesco. Un iter lungo e travagliato, ormai in piedi da quasi otto anni. Un percorso partito da 2006, ma che solo lo scorso anno ha trovato la sua definizione, con un dossier che, però, ha lasciato anche tanti malumori, specie sul nostro territorio. Sì, perché, come i nostri lettori ricorderanno, la perimetrazione individuata dai tecnici ha escluso le colline del Dolcetto. L’iter, dunque, è andato avanti, nonostante abbia perso “pezzi” importanti rispetto alla stesura originaria, scelte “imposte” dall’alto, ma che hanno creato comunque non poche delusioni. Amarezza soprattutto nelle nostre Langhe, dove in tanti si aspettavano un riconoscimento per un paesaggio di inestimabile valore, sia culturale che ambientale. Per cercare di spiegare il perché di queste decisioni, l’altro martedì sera a Clavesana, il presidente dell’Associazione che ha curato il dossier, Roberto Cerrato, ha tenuto un incontro pubblico, in cui ha voluto precisare come il riconoscimento Unesco potrà essere comunque un’opportunità per tutta la Langa. Soprattutto in termini turistici, con flussi che si ipotizzano superiori del 40%. Ma davvero queste rassicurazioni basteranno a porre rimedio ad una delusione oggettivamente cocente. Da Dogliani e Clavesana in tanti hanno lavorato a questo progetto, in tanti si aspettavano un premio agli sforzi fatti, in tanti avrebbero voluto vedere riconosciuto il Dolcetto come uno dei vini che hanno fatto la storia del Piemonte. Per questo abbiamo interpellato due imprenditori vitivinicoli, che ricoprono anche un ruolo istituzionale: si tratta di Anna Maria Abbona, presidente della “Bottega del vino” di Dogliani, e di Giovanni Bracco, presidente della Cantina Clavesana. A loro abbiamo chiesto in che modo valutare queste decisioni e cosa si aspettano ora dal futuro.

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