Il pestaggio scattò perché aveva osato dire la sua: «Avete buttato un tappeto nel cortile». Bastò questo per farsi massacrare di botte dai vicini di casa. La presero per i capelli, la chiusero a chiave nel loro appartamento, le sfregiarono la faccia con una bottiglia rotta e la pestarono fino a farla svenire. Lei riprese i sensi quando arrivarono i soccorsi. La vittima aveva 21 anni all’epoca: A.M., marocchina che viveva in un vecchio condominio di Rocca de’ Baldi. I responsabili sono stati tutti condannati: Abdelilah Ad Dhamani (un anno), la moglie Khadjija Ezzaila (un anno e tre mesi) e il fratello di lui Abdelkrim Ad Dhamani (un anno e mezzo). Tutta la scena fu ripresa col telefonino dalla sorella della vittima.
Era una mattina del maggio del 2011. Non era la prima volta che i rapporti fra la famiglia di A.M. e i dirimpettai, loro connazionali, salivano di tono. Ma quella mattina la giovane ragazza si limitò a far notare alla Ezzaila e al marito che avevano gettato un tappeto nel cortile, su cui si affacciavano i ballatoi. Per tutta risposta la donna le si avventò contro e la trascinò nel proprio appartamento. Il marito uscì chiudendo la porta a chiave, per impedire che la ragazza scappasse, mentre dentro al casa la moglie e il fratello la riempivano di botte. La donna afferrò una bottiglia rotta e ferì la ventenne al volto. La sorella di A.M., dal proprio balcone, fotografò la scena col telefonino e chiamò immediatamente i carabinieri. Quando arrivarono i soccorsi, la ragazza era priva di sensi e l’appartamento mostrava i segni di qualcosa che era più che una semplice lite: soprammobili rovesciati, piatti e vetri in frantumi.
I tre sono finiti imputati per minacce, lesioni e sequestro di persona. L’intera vicenda è stata ripercorsa in Tribunale a Mondovì, durante l’udienza finale: «Ci sono anche le prove fotografiche – ha sostenuto il pm Luigi Dentis, nella sua arringa davanti al giudice Natalia Fiorello –. Sussiste anche il reato di sequestro: è evidente che la porta venne chiusa per evitare che la ragazza fuggisse». L’avvocato Carla Marrone assisteva della vittima, che si era costituita parte civile: «Dopo quell’episodio tutta la famiglia della ragazza si trasferì altrove, in preda alla paura». Il giudice ha condannato tutti e tre gli imputati. Il legale difensore, Luca Borsarelli, ha già annunciato l’intenzione di ricorrere in appello.
Massacrarono di botte la vicina di casa, condannati
Il pestaggio scattò perché aveva osato dire la sua: «Avete buttato un tappeto nel cortile». Bastò questo per farsi massacrare di botte dai vicini di casa.