Raccolte di abiti usati… non autortizzate

I volantini sono comparsi la scorsa settimana. E non solo a Mondovì, ma un po’ ovunque. Di che si tratta? Forse, di tutt’altro che solidarietà.

I volantini sono comparsi la scorsa settimana. E non solo a Mondovì, ma un po’ ovunque: a Vicoforte, a San Michele e in altri paesi del circondario. Piccoli manifestini che invitavano la gente a donare vestiti usati per una “raccolta”, a scopo apparentemente solidale o benefico. Invece… potrebbe non essere così. I volantini erano di due tipi: uno anonimo, l’altro firmato dal “Partito dei poveri”. Nessuno però aveva un’autorizzazione comunale alle spalle. Di che si tratta? Forse, di tutt’altro che solidarietà.
“Avviso di raccolta”
Di raccolte abiti usati, ce ne sono tante. La maggior parte vengono gestite da Associazioni ben precise: come la Caritas, oppure Onlus registrate a scopo di solidarietà. Queste iniziative, invece, avevano alle spalle gruppi di tipo diverso. Oppure il completo anonimato, come nel caso del primo volantino: “Avviso di raccolta” recitava il foglietto. “Indumenti, biancheria, borse, scarpe, lenzuola, cinture” eccetera. Nessuna sigla o riferimento, si riportava solo il giorno di raccolta: “martedì dalle 8 in poi”, senza dettagli. Il dubbio nei monregalesi è scattato quasi subito. E la Polizia locale si è insospettita dal momento che di quella raccolta non c’era stata alcuna comunicazione ufficiale al Comune. La Polizia locale si è allertata: e così nel “giorno di raccolta” ha fermato una persona alla guida di un autocarro, un ragazzo di nazionalità marocchina (residente in Lombardia), che ha ammesso di essere stato incaricato da una fantomatica ditta del Cremonese. Dai controlli è però emerso che non esisteva alcuna raccolta di beneficenza: gli abiti che raccoglieva cenivano rivenduti sui mercati in Lombardia. L’uomo è stato multato per esercizio del commercio senza autorizzazione.
Il “Partito dei poveri”
Il secondo volantino invece si presentava in modo completamente diverso. L’intestazione era quella del “Partito dei poveri”. Un movimento che pare esista davvero: ha tanto di sito Internet, con manifesto programmatico e elenco di iniziative. I toni però sono generali: «Un gruppo di persone – si legge –, operai ed imprenditori che hanno provato cosa significa essere in difficoltà economiche». Sembrerebbe una cosa normale, anzi perfino di buon senso. Un’Associazione di persone in difficoltà che hanno deciso di aiutare gli altri, sulla base della propria esperienza. Se non fosse per lo strano dettaglio della non autorizzazione della raccolta: se è tutto in regola, perché non comunicarlo al Comune? Appunto: «Abbiamo fermato quattro individui che stavano attaccando i cartelli della raccolta abiti del “Partito dei poveri” – ci dice Domenica Chionetti, comandante della Polizia locale di Mondovì –: non erano di Mondovì, erano di nazionalità pakistana, residenti altrove. Non avevano alcuna autorizzazione per questo tipo di iniziativa: di per sé una raccolta di abiti non è una raccolta rifiuti, ma deve essere chiara la ragione per cui li si raccoglie. Invece queste persone non hanno saputo fornire alcuna spiegazione sulle finalità di questa “colletta”: hanno solo detto che lo stavano facendo per conto di un’altra persona». Gli accertamenti sono in corso. Anche per capire in quali altri paesi la “raccolta” è andata a buon fine.

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