Il fumo, la legna, le notti a far carbone. Ricordi di un’altra epoca, ma che pure raccontano un po’ quello che siamo. Sì, perché, come ci spiega il sindaco di Roccaforte Riccardo Somà che abbiamo incontrato negli inusuali panni del carbonaio, questa attività è stata tipica delle nostre vallate fino al secondo dopoguerra e ne sono testimoni tutte le piazzole che ancora oggi si trovano sui pendii di queste parti. «Era anch’essa una fonte di reddito importante – commenta Somà – , che veniva commercializzata qui a Cuneo, ma anche a Mondovì, utilizzata per cucine e officine. I carbonai si trasferivano nel bosco, dormivano in tende costruite con pali incrociati e poi facevano i turni per verificare che tutto funzionasse correttamente». La tradizione del carbone sembra memoria sepolta sotto il fogliame dei ricordi, ma, nel contesto del Festival della Montagna a Cuneo, alcuni volontari del Comune di Roccaforte e dell’Associazione “Amici di Prea” hanno raccolto la sfida di riportare in vita la carbonaia. «Per noi – ha continuato il primo cittadino – è stata al tempo stesso un’opportunità e una sfida. Un’opportunità perché c’è stato dato modo di far conoscere le nostre terre, ma anche una sfida, perché non avevamo mai provato a costruirne una». Eppure ci sono riusciti alla grande, mettendo in funzione una struttura di dimensioni maggiori rispetto a quelle tradizionali (ma minori rispetto a quelle romene, che arrivano fino ad un diametro di trenta metri) nei parcheggi adiacenti la piscina comunale. «Abbiamo accatastato cento quintali di legno – spiegano i volontari – , la “macchina del carbone” dovrebbe lavorare per circa dieci, quindici giorni, qui non è possibile, ma speriamo di ottenerne comunque un po’». Un esperimento davvero riuscito, che ha richiamato ininterrottamente curiosi di tutte le età e le provenienze e che speriamo possa essere riproposto in futuro anche nelle nostre zone, magari nella bella cornice di Prea. Per ora, non resta che concedersi qualche minuto per contemplare il fascino dolceamaro della carbonaia e del suo incessante fumare: mestiere scordato e saggezza contadina.
Com’è fatta la carbonaia
1. Con tronchi lunghi circa sessanta centimetri si costruisce un camino alto su per giù un metro e venti.
2. Intorno, si comincia ad accatastare legna via via più piccola man mano che ci si allontana dal centro.
3. Dopo aver raggiunto la forma conica, la struttura viene coperta con frasche e foglie che impediscono all’aria di attraversare lo strato. Il tutto viene ricoperto di terra (zolle, secondo la tradizione) che sigilla ulteriormente. Si “aprono” in basso prese d’aria e in alto fori di sfiato.
4. Dal centro, si accende il camino inserendo la brace. Il camino viene poi tappato con una losa e con della terra (nella tradizione roccafortese). È importante che la combustione (mai fuoco) avvenga lentamente, più è lenta, migliore sarà il risultato. Ogni nove ore circa bisogna scoperchiare e rabboccare con piccoli tronchi (dar da mangiare alla carbonaia). È fondamentale che la struttura non vada a fuoco (o tutto il lavoro andrà in cenere) né che si spenga troppo presto.