200 anni dell’Arma: la pioggia non spegne la Fiamma

Sarebbe stato facile, domenica mattina 15 giugno, dire: la cerimonia è annullata, ciao a tutti. Invece no. I Carabinieri c’erano., per festeggiare i 200 anni dell'Arma.

La pioggia ha guastato la festa, certo. Ma non l’ha cancellata. E d’altra parte, era giusto così: da quando in qua i Carabinieri si fanno spaventare da un acquazzone? Sarebbe stato facile, domenica mattina 15 giugno, dire: la cerimonia è annullata, ciao a tutti. Invece no. I Carabinieri c’erano, c’erano i famigliari dei ragazzi in servizio, c’erano i volontari del’Associazione nazionale, c’erano i colleghi delle altre Forze dell’Ordine e dei Corpi che lavorano a fianco dell’Arma. Sotto l’ala di piazza Ellero, location improvvisata, la cerimonia si è tenuta nonostante il meteo.
L’Arma festeggiava il suo bicentenario: due secoli dalla fondazione, un appuntamento troppo importante per non festeggiarlo. Anche a Mondovì. Anzi: soprattutto a Mondovì, che nel 1814 era già sede di caserma. «Il Corpo dei Carabinieri Reali fu fondato dal re il 13 luglio 1814 – ha ricordato il capitano Raffaello Bartolomeo Ciliento, comandante della Compagnia monregalese –, ma a Mondovì un mese prima si pensava già a far nascere la prima caserma». Un documento comunale che reca la data del 23 giugno parla di lavori al complesso delle Orfane, ex sede della Gendarmeria napoleonica destinata a ospitare i Carabinieri Reali. Il capitano ci fa su una battuta, diretta al sindaco: «Già duecento anni fa c’era chi bussava alle porte del Comune a chiedere soldi». In quanto sede di Prefettura, a Mondovì nel 1816 nasce anche la Compagnia – una delle prime in assoluto. La caserma centrale fu spostata da Piazza Breo nel 1939. Poi traslocò all’Altipiano, dove restò fino a una decina di anni fa, prima di spostarsi nella sede attuale in via Torino. Mondovì aveva anche due presidi distaccati: nel Tribunale, e a Carassone.
A portare i saluti delle Istituzioni c’erano il sindaco Viglione e il viceministro Costa. «L’importanza dei Carabinieri non può essere messa in discussione – ha detto il sindaco –: l’Arma rappresenta i valori del senso del dovere, dell’onore e della libertà. Dove c’è un tricolore, c’è un carabiniere». Il viceministro: «Un’istituzione da cui il Governo deve prendere esempio, per la capacità di portare equilibrio dove esistono controversie, soprattutto nei paesi». La manifestazione era organizzata dall’Associazione nazionale Carabinieri in congedo («mai in congedo» è stato ricordato), con la presenza del presidente monregalese Fusco Diodoro. A fianco dei Carabinieri: le Infermiere volontarie, la Protezione civile, gli Alpini, la Guardia di Finanza ne, la Questura, tanti sindaci dei Comuni limitrofi, la Banda musicale di Mondovì, che tra gli altri brani ha suonato l’Inni di Mameli e la marcia della “Fedelissima” in onore dell’Arma.
Hanno sfilato, purtroppo solamente sotto l’ala, anche le uniformi storiche, riproduzioni delle divise dei Carabinieri Reali. I mezzi d’epoca (alcune jeep militari) sono rimaste parcheggiate in piazza. Il meteo ha decisamente tarpato le ali a quella che, altrimenti, sarebbe stata una gran bella festa. Eppure tante famiglie hanno deciso di scendere comunque in piazza per rendere omaggio ai Carabinieri. La pioggia ha smorzato la fiamma, ma non l’ha spenta. Il ricordo più intenso è quello citato dal cap. Ciliento: la memoria del capitano Giovanni Gasco, carabiniere di Mondovì fucilato dai nazisti nell’eccidio di Cefalonia al’età di 39 anni. «Quello per me – ha detto Ciliento – è il modello della devozione dei monregalesi».
 

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