(m.t.) – Erano accusati di aver ostacolato la Croce Rossa, parcheggiando le loro auto sul piazzale dell’hotel che accoglieva i profughi. Nemmeno uno dei tredici è stato condannato: tutti assolti, come da richiesta della stesso pubblico ministero. La vicenda si chiude in modo completo, a tre anni di distanza dal giorno della protesta.
I fatti, a Frabosa, se li ricordano tutti. Era il 13 maggio 2011: un pullman della Cri con 60 rifugiati provenienti dalla Libia salì a Prato e si fermò sul piazzale, a lato della Conca su cui stanno le piste da sci. I profughi erano destinati all’albergo “La Curva”, che aveva dato la sua disponibilità a diventare struttura d’accoglienza. Ma qualcosa andò storto. E la gente, non informata di quanto stava accadendo, reagì con la sola arma che aveva a disposizione: la protesta. «Non per attaccare i profughi – afferma oggi l’impresario Gianluca Oliva, uno dei primi che giunse sul posto –, ma per chiedere risposte alle autorità». Si radunò una piccola folla di residenti e commercianti, preoccupati dalla situazione, e iniziò un lungo tira-e-molla con gli uomini della Questura e dei Carabinieri saliti in quota per mantenere l’ordine: «Volevamo solo avere garanzie che la situazione sarebbe stata tenuta sotto controllo», ha sempre detto Oliva. Alla fine però occuparono il piazzale con le loro auto, ostruendo così una delle vie di passaggio per i mezzi della Croce Rossa (non fu invece bloccata la seconda strada, che da Prato porta a Frabosa Soprana). Il tutto durò un paio d’ore, poi la folla si disperse. Ma da qui scattarono le denunce: e tredici persone (oltre a Gianluca Oliva erano imputati Antonio Parente, Beatrice Borreani, Alberto Congiu, Enrico Martina, Michela Oliva, Luca Marchese, Gian Maria Pace, Vittorio Loi, Pranvera Mehilli, Paola Biasotti, Paolo Biancheri e Federica Maio) finirono a giudizio con l’imputazione di interruzione di pubblico servizio. Accusati, insomma, di aver messo su un blocco organizzato. Mentre loro, gli imputati, hanno sempre sostenuto che la situazione nacque come “protesta spontanea”.
Alla fine è stata la stessa pubblica accusa (in aula il vpo Davide Fontana) a chiedere l’assoluzione di tutti gli imputati. Richiesta a cui si è ovviamente affiancata la difesa, e che è stata accolta dal giudice Natalia Fiorello. Gli avvocati difensori, Mario Bruno di Mondovì e Giorgio Faccio di Torino: «Non possiamo che essere soddisfatti di questa sentenza. In attesa del deposito delle motivazioni, riteniamo che il giudice abbia correttamente inquadrato il fatto in una pacifica e spontanea protesta dei residenti di Prato nei confronti di un comportamento veramente avventato da parte dello Stato. È infatti solo grazie alla comprensione e alla collaborazione delle Forze dell’ordine territoriali intervenute che si è raggiunto il risultato di rassicurare e tutelare i residenti, allarmati dalla presenza di un così grande numero di stranieri in una località priva di un presidio di pubblica sicurezza. La difesa ha sempre sostenuto che non solo non vi fu un’oggettiva interruzione, così come inizialmente contestato dalla Procura, ma che le Forze dell’ordine abbiano anzi svolto un pubblico servizio nel fornire assistenza e supporto ai residenti».