Giro della Padania: manifestante scagionato dalla prova video

Un filmato, girato nei tafferugli esplosi durante il passaggio del “Giro della Padania”, ha dimostrato che non ci fu contatto fisico tra Roberto Rossi e l’agente della Questura che stava di fronte a lui.

Il tassello definitivo è stata la prova video. Un filmato, girato proprio durante i tafferugli esplosi durante il passaggio del “Giro della Padania”, che è stato visionato in Tribunale e che ha dimostrato che non ci fu neppure un contatto fisico tra Roberto Rossi e l’agente della Questura che stava di fronte a lui. Il poliziotto cadde all’indietro e urtò una delle auto “ammiraglie” del Giro leghista. Rossi finì a processo per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale: è stato assolto dal giudice Ruggiero con formula piena da entrambe le imputazioni «perché i fatti non sussistono».
La gara ciclistica organizzata dalla Lega Nord attraversò Mondovì nel settembre 2011. Una manifestazione più politica che sportiva, sebbene vi partecipassero ciclisti professionisti. Le reazioni delle forze politiche avversarie non si fecero attendere: praticamente ovunque, nelle città dove passava il “giro verde”, sorsero picchetti di protesta contro la corsa. Anche a Mondovì: i dissidenti si piazzarono lungo corso Statuto e poi, quando il percorso venne deviato, si spostarono lungo il ponte della Madonnina tra via Malfatti e via Perotti. Qui avvennero i tafferugli con gli agenti della Questura incaricati di mantenere l’ordine pubblico. Un poliziotto riportò lesioni (non gravi) urtando una delle auto che accompagnavano i ciclisti, Rossi venne fermato e identificato come l’uomo che lo aveva spinto. Partì il processo. Fra gli atti c’era anche un filmato: le riprese effettuate dalla stessa Questura dei movimenti di quei minuti.
Venerdì 25 luglio, la discussione finale. È stato lo stesso pubblico ministro, il vpo Alessandro Borgotallo, a chiedere l’assoluzione dello’imputato: «Abbiamo visto e rivisto il video – ha detto davanti al giudice –. In coscienza, non possiamo trarre alcuna certezza della prova del fatto: non si vede mai un contatto fisico tra l’imputato e il poliziotto. O comunque, nulla di sufficiente a dimostrare i reati oggetto di imputazione. Chiedo l’assoluzione: dal reato di resistenza per insufficienza di prove, e da quello di lesioni nella formula che il giudice riterrà opportuna». Secondo il pm la denuncia sarebbe stata fatta in buona fede: «L’agente riferì quello che aveva percepito in quegli attimi concitati, dal punto di vista soggettivo. Ma quando abbiamo ricercato l’elemento oggettivo, non lo abbiamo trovato». Il difensore, l’avvocato Gianluca Vitale: «Una denuncia assolutamente soggettiva dovuta a una percezione sbagliata dell’agente che, come ha ammesso lui stesso, non prestava normalmente servizio in contesti di quel genere. Probabilmente il poliziotto scivolò sul bordo del marciapiede».

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