Lo chiamano il “Cervino dell’Himalaya” e non è difficile capire il perché. L’Ama Dablam è una vetta dalla perfetta simmetria, bella ed elegante, che fa capolino dalle nuvole sopra il monastero di Thyangboche. È qui, nel cuore della terra degli Sherpa, il Khumbu Himal, non molto distante dall’Everest e dal Lhotse, che Nicola Zarbo tenterà una nuova impresa. Nato e cresciuto a Mondovì Piazza, 41 anni, ora è comandante della Stazione del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza di Macugnaga, ma la sua passione è l’alpinismo, passione che è riuscito a conciliare con la divisa. Non è nuovo a queste avventure: già cinque le vette sopra i 5.500 metri conquistate, l’ultima lo scorso dicembre, il Chulu West, 6.419 metri, in Nepal.
Ed ora la sfida è all’Ama Dablam, quota 6.856 metri. Sempre più in alto. Una montagna il cui nome significa in lingua sherpa “madre con la collana” o “madre con le braccia aperte”, in riferimento alle sue lunghe creste piegate come le braccia di una mamma per proteggere, in un gigantesco abbraccio, tutto lo scenario sottostante. Chi percorre la Valle del Khumbu non può distogliere lo sguardo da questo “Cervino gigante, dall’aspetto straordinario, che, per alcuni, è la montagna più bella del mondo. Assomiglia ad un’acuminata piramide, le cui pareti verticali sono interrotte da ripide creste affilate.
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