Era l’ultimo passetto della riforma del “mutamento della geografia giudiziaria”. O, se lo vogliamo vedere dal punto di vista di chi lo subisce, l’ultimo baluardo di resistenza del Tribunale che non c’è più: l’Ordine degli avvocati, che ancora andava sotto il nome di Ordine Forense di Mondovì, cesserà di esistere con la fine dell’anno. E tutti gli avvocati di Mondovì e Saluzzo finiranno sotto l’Ordine cuneese.
La circolare diramata dal Ministero della Giustizia nei giorni scorsi (in cui si parla anche dell’elezione del Consiglio nazionale degli avvocati) spiega, forse per la prima volta in modo chiaro, che cosa succederà agli avvocati “orfani” del proprio Albo locale: «I professionisti devono ritenersi iscritti agli Ordini istituiti presso i Tribunali nel cui circondario è ricompreso il domicilio professionale degli stessi». Quindi, sì: finiranno tutti sotto Cuneo, diciamo, “automaticamente”. O quasi: perché ora la palla passa alla burocrazia, che dovrà materialmente traslare i nomi dagli Albi cancellati in quelli nuovi, sperando di non dimenticare nessuno. «Una circolare farraginosa – la definisce senza mezzi termini Piero Jemina, presidente (a questo punto quasi ex) del Consiglio forense monregalese –, che in pratica scarica il barile sugli avvocati».
ARTICOLO COMPLETO SULL'UNIONE in edicola o in edizione digitale per gli abbonati