Autunno, è tempo di Encode

Nicolò Carnesi e Omosumo, gli headliner alle ex-Bertello. A Torino riapre, dopo un breve periodo di stop, il Blah Blah

Uno degli appuntamenti che in provincia segna l’avvento dell’autunno è l’Encode di Borgo San Dalmazzo, un piccolo festival, come ce ne sono tanti, ma che da una decina d’anni propone una due-giorni di approfondimento musicale mai banale; sarebbe bello (e utile) poter aver più appuntamenti come questo, sparsi per la provincia. Nicolò Carnesi (di cui si approfondisce a lato) sarà l’artista principale del venerdì, insieme a il Pugile, collettivo di elettronica “non compressa” (per amanti d’influenze jazz/beat/elettroniche) e i cuneesi Den Van Stanten (gradito ritorno sulla scena per loro). Nella serata di sabato ci sarà spazio per Marco Pizzini (giovane dj cuneese che si sta facendo le ossa tra la scena locale e quella torinese) e per il progetto Anudo, tre ragazzi con esperienze diverse che hanno unito elettronica, noise e dream pop, alla ricerca di un suono fresco (hanno aperto il live di Roma di Craig David, trasmesso da Radio2); ospiti finali saranno gli Omosumo, trio siculo formato da Roberto Cammarata e Antonio Di Martino (un ritorno sotto nuova veste per lui) e Angelo Sicurella che mescola impatto indie-rock, con echi afro-beat e substrato elettronico.
E se con Encode si entra di fatto nell’autunno, si potrà notare come tutti i principali locali della “Granda” lanciano la propria stagione indoor: partono col richiamo dei djset i giovedì del Citabiunda di Neive (arriveranno anche live interessanti, compresi Xavier Iriondo degli Afterhours e Edda, ex frontman dei Ritmo Tribale), così come i week-end del caffè Boglione di Bra (venerdì con Giorgio Valletta, capostipite dell’elettronica torinese e mente del Club To Club) in vista del live di Pierpaolo Capovilla a novembre. Solo cover o tribute band all’Open di Cinzano, in attesa dei mercoledì de Le Baladin che apriranno con il bluesman Shawn Jones. Lou Tapage venerdì porterà la musica occitana al Diavolo Rosso di Asti, mentre Cani Sciorrì, Macabra Moka e Breakthru animeranno il Mezcal. Sabato acid fusion con il You Bass Duo & Lady Faby al Rock Buddha (l’8 ottobre tornano poi the Knaves), mentre il WiMu vedrà protagonisti il jazz di Gregor Kay e Satoyama.
Su Torino si segnala la serata delle Officine Ferroviarie dedicata alla Ronzinante Booking (che conta tra le proprie fila Roncea, Losburla, Med In Itali e Marco Notari) giovedì e i We Were Promised Jetpacks (band scozzese di post punk tirato e di chiara matrice anni ‘80) allo sPAZIO 211, la conclusione del Varvara Festival (venerdì), un paio di sabati danzanti in giro per la città (jungle all’Askatasuna, Benny Rodrigues allo Chalet e Tale of Us al Loud Club) e il nuovo Open Stage firmato Flux Agency alle Lavanderie Ramone. La vera notizia però è la riapertura del Blah Blah (sabato Gionata Mirai del Teatro degli Orrori come non lo avete mai sentito): il “fulcro della differenza torinese, nel fulcro del Blah Blah quotidiano”, realtà di cui si sarebbe sentita troppo la mancanza.

Quanto è grande una galassia?

S’è più volte scritto su queste pagine della nuova ondata di cantautori negli anni zero; Nicolò Carnesi ne rappresenta la fase più recente. Con Gli Eroi Non Escono Il Sabato aveva dato un’ottima prova di sé, osservatore attento della realtà circostante, capace di proporre con disinvoltura quegli echi new wave anni ‘80 (a Nuvolari nel 2013 aveva presentato una cover degli Smith), suonati come all’estero fanno the Drums, e di guardare alla tradizione italiana più classica (Battisti) con arguzia. Un misto di pop e cantautorato che ben si amalgamavano l’uno all’altro e che facevano presagire futuri radiosi. Nel disco uscito ad aprile 2014 Carnesi pare abbia voluto aprire ulteriormente i propri sguardi e mostrare, come spiega il titolo dell’album, la galassia artistica che cova dentro. Il mondo che canta Carnesi è quello di un giovane vent’enne (classe 1987) che si deve confrontare con i limiti della propria generazione (questi “figli del 2000, fiumi alla deriva... stelle supernova”) e con la realtà storica in cui viviamo; un universo, ancora pieno di luci sfavillanti, ma complicato, al quale guardare anche con disincanto e con cui fare i conti senza troppe sottigliezze. Carnesi non accetta passivamente una visione “nichilista” del mondo, ma al contrario la affronta e in un certo qual modo la combatte; e nella poesia trova lo spazio in cui perlustrare sé stesso e in cui diventa possibile ritrovarsi.

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