Schianto a Pogliola: il caso è ancora aperto

Ancora da chiarire le cause alla base dell'incidente sulla provinciale verso Cuneo. Emergono dettagli sui deceduti, entrambi savonesi già finiti sotto inchiesta per reati anche molto gravi.

Ancora da chiarire le cause alla base dell'incidente in cui sono morte due persone sulla provinciale verso Cuneo. Emergono dettagli sui deceduti, entrambi savonesi e noti alle cronache liguri. Uno era stato condannato per tentato omicidio e traffico di droga, l'altro a processo per truffa.

Sono morti sul colpo, dopo uno schianto che ha proiettato uno di loro a 30 metri dal punto dell'impatto. Due le vittime, savonesi: erano a bordo di una moto e si sono scontrati con un fuoristrada. Alla guida della moto c’era Fabio Interrante, 40 anni. Sul sellino dietro di lui Lillo Mannarà, 60 anni. Verso le 17,30 di mercoledì 15 ottobre la “Kawasaki” su cui viaggiavano si è schiantata ad altissima velocità contro un Mitsubishi “Pajero” che si stava immettendo sulla sp 564. La moto sfrecciava in direzione Cuneo, il fuoristrada (guidato da un monregalese) era appena entrato nella corsia provenendo dalla stradina laterale dopo Pogliola.

L’urto è stato violentissimo: la moto è stata ridotta a un cumulo di macerie, il fuoristrada ha ruotato di 360 gradi finendo contro un albero e uno dei due motociclisti, il Mannarà, è volato a 29 metri dal punto dell’impatto. Interrante è stato sbalzato a lato strada assieme alla moto. Le domande aperte sono ancora tante: da dove proveniva la moto e dove era diretta? Perché viaggiava in quel tratto così “a razzo”? L'incidente è stato causato dalla velocità, dalla disattenzione del conducente, da un incrocio “pericoloso”?

Sul posto sono arrivati i Carabinieri da Mondovì, con pattuglie che hanno chiuso la provinciale per diverse ore. All'arrivo del “118” per i due centauri ovviamente non c’era più nulla da fare, i medici hanno prestato assistenza al conducente del fuoristrada, portato in ospedale sotto shock. Una testimone, che guidava un'auto giunta sul posto immediatamente dopo l'urto, è stata ascoltata dai Carabinieri in caserma. L’intera dinamica è al vaglio degli inquirenti: il fascicolo è in mano alla dottor Maurizio Picozzi, magistrato della Procura di Cuneo.

Solo nelle ore seguenti sono venuti a galla i dettagli sulle identità dei due deceduti. Con dettagli molto particolari: il Mannarà e l’Interrante erano infatti due volti e nomi notissimi alle cronache giudiziarie savonesi. Entrambi pregiudicati per fatti anche molto gravi: il Mannarà nel 1993 fu addirittura protagonista di uno scontro a fuoco avvenuto nelle strade di Savona, una sparatoria in cui erano coinvolte altre due persone (Lucio Saggio e un membro della famiglia savonese dei Fotia), episodio per cui si prese una condanna per tentato omicidio; altra condanna per traffico di droga, nel 2003. Nel 2006 il Mannarà e l’Interrante vennero entrambi arrestati, assieme ad altre decine di persone, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a una maxi tuffa ai danni di due società finanziarie. Il processo era ancora in corso.

Perché erano in questa zona? I Carabinieri affermano che non esistono elementi per supporre che i due fossero qua per ragioni “di affari”, non avevano nulla di anomalo a bordo della moto e smentiscono le voci secondo cui la moto avrebbe viaggiato a velocità così alta perché inseguita da qualcuno.

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