(m.b.) – Non solo in pianura, c’è timore per i propri fiumi. Si avvicina il ventennale della grande alluvione e il pensiero va subito là: a quei ruscelli diventati potenti, mostruosi, paurosi. Ma oggi, come stanno i nostri corsi d’acqua? A lanciare un grido d’allarme è il sindaco di Torre, Renzo Taravello: «Il nostro Casotto è in condizioni pietose. È tempo di fare prevenzione, non solo parole». Rami, boscaglia, frasche e veri e propri alberi sono cresciuti nel letto dei fiumi, e Taravello avverte: «Con alvei così stretti, in caso di alluvione, l’effetto diga sarebbe garantito. Dal ’94 ad oggi, nessuno “ha messo mano” a quello del Casotto, ci sono briglie di cemento che sono già state erose dall’acqua. Ricordiamoci che all’epoca l’effetto diga è partito dalle nostre zone, il 4 novembre. Il 5 era a valle, il 6 in pianura». Così, grazie anche alla collaborazione con il dott. Marco Botto, sul letto del torrente che scorre da Pamparato a San Michele, sono intervenuti alcuni forestali della Regione per ripulire un alveo che, denuncia il sindaco: «Si è ormai trasformato in un bosco ceduo». Sono interventi “a monte”, nel territorio di Pamparato e alla fine della scorsa settimana hanno iniziato l’intervento a Torre. Lavoreranno finché le condizioni del fiume lo permetteranno fino alla confluenza con il Corsaglia, in territorio sanmichelese. «Ringraziamo i forestali impegnati nelle nostre zone – ha confermato Michelotti –. Ritengo sia un intervento fondamentale per la tutela idrogeologica del territorio. Dovrebbe essere fatto tutti gli anni. Se i fondi non ci sono, ce lo lascino almeno fare a noi Comuni». «Il fondovalle è fragile e, se saltano i ponti, salta il collegamento con la valle Casotto. Dando una mano ai forestali con la Protezione civile, si dovrebbe riuscire a ripulire tutto il corso». Ed è questo quel che si spera di fare, perché l’alluvione del ’94 non sia solo un evento da ricordare, ma una lezione da tenere sempre presente.
«Alvei in condizioni pietose: è tempo di fatti, non di parole»
L’allarme del sindaco di Torre: «Il Casotto è diventato un bosco ceduo»