In questo 2014 la provincia ha visto una nutrita produzione musicale in ambito rock; in particolare le derivazioni più ruvide attraggono ancora molto la voglia e la curiosità espressiva di chi fa musica e di chi la ascolta. La scena musicale della provincia in questo ambito è assai interessante, le band sono numerose, attive e hanno recuperato buona parte dello spettro musicale che va oggi dal punk hardcore al metal, e che spesso e volentieri trova una sintesi tra questi due mondi diametralmente opposti in quello che viene poi definito non sempre in termini propri Stoner. Dagli oramai affermati Deadman’s Miracle ai giovani monregalesi From Hell To Breakfast passando per la cuneese Macabra Moka si contano numerose band all’opera e nelle ultime settimane due, Flying Disk e Ruggine, hanno dato alla luce i loro nuovi album, rispettivamente Circling Further Down e Iceberg.
I primi arrivano da Fossano, sono una band giovane e che, oltre a provenire anagraficamente negli anni ‘90, poggia le proprie radici musicali nello stesso decennio. L’attenzione all’esecuzione tecnica, compreso talvolta anche il virtuosismo, sono uno dei primi elementi che emergono in maniera più evidente. I Flying Disk hanno ascoltato tanto rock e di vario genere, e si sente in questo disco che trasuda energia. Sebbene talvolta ancora derivativi ed alla ricerca di una interpretazione più personale del genere, questa band regala grandi spazi di vero rock e tanti echi di un tempo passato, dai Tool (in No Dead In My Lawn) ai Metallica (quelli di Sick and Destroy) e ai Queens Of The Stone Age (in I Don’t Feel Anything). Circling Further Down è un’ottima base di partenza: mostra una band in salute, con tante idee tutte da sviluppare, e un genere ancora tutto da approfondire.
La scelta stilistica dei narzolesi Ruggine invece cerca la via della sperimentazione in lingua italiana. Di primo acchito si potrebbe pensare al tentativo di porsi su una strada già battuta e di proseguire il filone tanto caro al Teatro degli Orrori e a chi segue l’innovazione stilistica apportata da questa band nella musica rock italiana degli ultimi anni. Iceberg invece (vien da pensare che non sia stata lasciata al caso la scelta del titolo) dalla iniziale Babel (“Sono suoni confusi, immagini confuse, chilometri nel buio e una sola certezza”, in cui sembra di ascoltare un brano dei Massimo Volume suonato a una potenza e con un sonoro ben diverso da quanto ci ha abituati la band di Clementi) alla conclusione di Cds, con la sua lunga introduzione di quasi 3 minuti e il suo fuoco ruggente prima del definitivo spegnimento, è un disco che sotto il livello di galleggiamento nasconde un universo ampio di mondi e di esperienze musicali, che parrebbe quasi che la band voglia far scontrare gli uni con gli altri. É un hardcore genuino quello dei Ruggine, schiaffi martellanti e riff sonori che mandano in visibilio l’ascoltatore più bisognoso di volume, selvaggio.
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