Mancano ancora i crismi dell’ufficialità, ma rimangono ben pochi dubbi sul fatto che stia iniziando un periodo di crisi, con annessa richiesta di ricorso agli ammortizzatori sociali, alla Demont di Millesimo. L’azienda valbormidese, come ben spiegato dalla proprietà, subisce i riflessi della crisi internazionale e nazionale, anche se, si spera, solo temporaneamente. Dello stesso avviso sono i rappresentanti sindacali da me sentiti, per i quali: «La situazione è al momento ancora fluida. È quasi certo che vi sarà ricorso alla Cassa integrazione per un numero massimo di un centinaio di lavoratori, da gennaio e per la durata di due mesi». Da parte del sindacato, comunque, rimane la fiducia sul futuro dell’azienda che, sfruttando al meglio questo periodo per mettere mano ad una riorganizzazione del lavoro, potrà poi ripartire al meglio. Sui numeri della cassa integrazione e della mobilità volontaria vi è ancora incertezza: interlocutorio anche l’incontro di martedì 9 dicembre a Savona. Se ne riparlerà nei prossimo giorni.
Per la Demont, come ha sottolineato l’amministratore delegato del gruppo, Fabio Atzori, i problemi sono riconducibili alla congiuntura generale poco favorevole: calo delle commesse e difficoltà nell’incassare le fatture degli appalti. Oltre alla cassa integrazione, si parla di esternalizzare alcuni servizi (come la gestione delle paghe), e di ridurre gli orari del servizio di portineria, mentre non si incentiverà nessuno a lasciare il posto di lavoro.
Diversa è la situazione alla Salpa, azienda con sede a Roccavignale ed in orbita Demont. Per la Salpa si parla della messa in cassa integrazione di tutti i lavoratori, circa una ottantina. La rappresentanza sindacale in questo caso addebita la situazione critica abbinandola a quello della Tirreno Power di Vado, azienda per la quale opera quasi esclusivamente la Salpa stessa.
Demont di Millesimo, cassa integrazione in vista
Il blocco di Tirreno Power inguaia anche la Salpa di Roccavignale