Un viaggio nel Padrone della Festa

Live: Fabi, Silvestri e Gazzé a Torino

Che cosa spinge tre artisti che hanno raggiunto, con il tempo e il lavoro, una maturità piena (in termini di capacità compositiva) e la notorietà in termini di pubblico, a riunirsi dopo venti anni di palchi, album e concerti? È la domanda (quasi retorica) che ci si pone per raccontare il disco che Fabi, Silvestri e Gazzè stanno portando in giro per l’Italia e che è diventato l’evento live dell’autunno. Comporre un brano a sei mani può starci, in tanti lo hanno fatto e ha funzionato, ma un disco è qualcosa di molto più complesso, in cui tutto conta, i rapporti, i pesi e i contrappesi, le parole scritte, quelle dette e pure quelle tenute nascoste; figuriamoci portarlo in tour con l’idea di raccontare le rispettive carriere, cominciate per altro insieme (a fare da turnisti l’uno all’altro). Perché? Una “trovata” di marketing? Perché non si ha più granché da dire e bisogna trovare un modo “smart” per farlo? Perché? Il rischio di scadere nel tourbillon dell’opinione pubblica è dietro l’angolo. La parola ricorrente sull’argomento (in giro per la Rete) è “Amicizia”, e senza dubbio se ne percepisce l’importanza, dall’iniziale Alzo Le Mani in un crescendo fino alla conclusiva Sotto Casa (e all’encore de Il Padrone della Festa); forse però a descrivere meglio questo live partirei dalla fine, dai titoli di coda, usati come in un film durato quasi tre ore, per presentare tutte le persone che hanno partecipato alla produzione del disco e del live tour. Un’idea semplice e genuina che rende, in modo ancora più definito e seppur con una leggera vena di retorica pop, la cifra di questo progetto. L’idea è quella di avere uno sguardo d’insieme sulle cose, di raccontare il singolo all’interno della collettività, come guarda e si relaziona col mondo che abita, quella Terra (il “vero” Padrone della Festa) data all’uomo solamente in affitto. È un lungo viaggio quello che i tre fanno insieme a un PalaAlpitour quasi interamente pieno: dai vecchi successi (due medley in cui sono state incatenate Capelli, Y10 Bordeaux con L’Amore Pensato e l’incontro tra i due “avversari” Fabi e Gazzè con Annina/Rosso, L’Uomo Più Furbo/Dica, e l’improvvisa chiosa di Silvestri con Le Cose In Comune) ai tormentoni reinterpretati (Mentre Dormi Fabi apre il brano a Gazzè) fino alle nuoviecanzoni come Life Is Sweet (un viaggio nel viaggio con Medici Con L’Africa Cuamm), L’Amore Non Esiste e l’apertura (chiusi dentro una scatola che poco per volta si è aperta sul palco) dell’acustica Come Mi Pare, a svettare sulle altre. È un percorso nella memoria, in cui il confine di demarcazione tra riviversi con occhi nuovi e essere autoreferenziali è assai labile, e i tre cantautori ne escono vincitori, capaci di fare del loro mestiere quanto l’oggetto (e quindi le idee e il pensiero politico e sociale) delle stesse canzoni. Foto: Valeria Fioranti

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