Le aziende dovranno restituire i soldi del post-alluvione 1994

Per l’Unione Europea si tratta di aiuti di Stato non dichiarati dall’Italia.

Le aziende che, a seguito dell’alluvione del 1994, usufruirono di alcune agevolazioni come la riduzione del 90% delle imposte, dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi obbligatori, rischiano a distanza di 20 anni di doverli restituire: per l’Unione Europea si tratta di aiuti di Stato, ovvero di un sostegno pubblico al settore privato che vìola i Trattati internazionali. «In realtà, in casi particolari come gravi calamità, l’Ue applica un atteggiamento di tolleranza, se riceve un’apposita notifica da parte dello Stato che fa ricorso ad interventi di questo tipo – spiega l’eurodeputato Alberto Cirio, che nei giorni scorsi sulla vicenda ha incontrato a Bruxelles una delegazione del Consiglio comunale di Alba –. Comunicazione che purtroppo l’Italia ai tempi non fece e che ora rischia di mettere in seria difficoltà decine e decine di aziende». A sollevare la questione, a distanza di vent’anni dagli eventi che colpirono duramente le nostre terre, è stata una richiesta di chiarimento alla Commissione europea presentata da un giudice del lavoro del Tribunale di Cuneo, che, nell’ambito di un ricorso collegato ai contributi per l’alluvione del ’94, ha avuto il dubbio che potesse trattarsi di un aiuto di Stato e, quindi, di una procedura non ammessa. Dubbio che la Commissione europea ha confermato, chiedendo all’Italia di sospendere, al momento, tali forme di aiuto e valutando una procedura di infrazione nei confronti del nostro Paese, che potrebbe portare alla richiesta alle aziende di restituire tutto il dovuto. «Stiamo parlando di milioni di euro: in un momento economicamente difficile come questo per molte aziende significherebbe la fine – dice ancora Cirio –. L’Europa non ha ancora deciso quali provvedimenti adottare e con il supporto del vicepresidente del Parlamento europeo, Tajani, stiamo cercando di mediare, affinché si comprenda che a pagare per un errore commesso dallo Stato italiano non possono essere le aziende e i lavoratori che per quella calamità hanno già perso tantissimo. Chiedere una restituzione totale delle agevolazioni ricevute ai tempi condannerebbe molti imprenditori alla chiusura». Tra le soluzioni che si stanno valutando c’è quella di non considerare tali agevolazioni un aiuto di Stato, ma un risarcimento del danno subito. «Sappiamo che su questo fronte si è aperto uno spiraglio perché la Commissione UE ha chiesto chiarimenti all’Italia su quanto l’aiuto ottenuto ecceda il danno subìto dalle singole aziende – continua Cirio –. Un’apertura che ci fa ben sperare, pur consapevoli che non sia del tutto una soluzione perché, a distanza di così tanto tempo, non sarà semplice per le imprese dimostrare il valore economico dei danni. Il rischio è che si vedano riconosciuto il risarcimento solo quelle che saranno in grado di farlo».

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