«Né domestico né pericoloso»

Sul lupo bracconato a Saliceto.  L’animale trovato ucciso in loc. Paciacchi: colpito da una fucilata. Lo dice l’autopsia.

Domenica 15 marzo è stata ritrovata sul territorio del comune di Saliceto, vicino a località Paciacchi, una femmina di lupo morta. Recuperata dalla Provincia di Cuneo in collaborazione con l’ATC CN5, è stata sottoposta a necroscopia presso l’Università di Torino. I risultati dell’autopsia, eseguita in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico, hanno rivelato che l’animale è stato ucciso da colpo di fucile diretto al cuore.
Uccidere un lupo, specie protetta, non è solo un atto illegale, ma è anche un gesto vigliacco dettato da quell’ignoranza che genera sempre paura e odio. Il lupo è un animale selvatico, un predatore che si nutre di ungulati selvatici (e, se ne ha l’occasione, di ungulati domestici): elusivo e schivo, non si lascia avvicinare né costituisce un pericolo per le persone. Che una femmina di lupo si trovi a transitare non lontano dall’abitato è una circostanza “tutt’altro che rara”, soprattutto in questa stagione: i lupi seguono i caprioli e i cinghiali, specie che si avventurano quotidianamente, anche non lontano dalle abitazioni.
Quello che invece è davvero incredibile è la tenacia con cui le leggende metropolitane riescono a restare a galla anche quando i fatti dimostrano l’esatto contrario: non esistono lupi domestici né allevamenti di lupi (?) e nessuno ha mai reintrodotto un solo lupo in Val Bormida né sulle Alpi.
A differenza di altre specie, estinte e in seguito reintrodotte, come per esempio il gipeto o lo stambecco, il lupo è riuscito a riconquistare i suoi spazi senza l’aiuto dell’uomo: lo spopolamento delle campagne, l’abbandono delle coltivazioni e l’aumento dei boschi – fenomeni evidenti in Val Bormida come sulle Alpi – hanno creato un habitat ideale per un numero crescente di specie selvatiche come caprioli, cinghiali, daini (quelli sì, spesso reintrodotti a scopo venatorio): ultimo è arrivato il lupo, che dall’Appennino centro-meridionale (dove ne erano rimasti un centinaio di esemplari negli anni ’70) si è spostato lungo le catene montuose e collinari d’Italia, di generazione in generazione, nell’arco di circa quarant’anni.
La lupa uccisa a Saliceto verosimilmente faceva parte del branco (probabilmente 4 esemplari) che si è formato da circa 2-3 anni nella zona che comprende la Riserva naturale delle Sorgenti del Belbo, monitorata costantemente dai guardiaparco del Parco naturale del Marguareis nell’ambito del progetto LIFE WOLFALPS.
Non c’è nessuna emergenza lupo: il lupo non è un pericolo per l’incolumità delle persone, è una sfida aperta all’ignoranza e all’intolleranza umane. Perché imparare a convivere con il lupo significa accettare che esistono in natura anche animali che non “servono” all’uomo, ma che hanno diritto a vivere e a essere rispettati come tasselli importanti dell’ecosistema.
Ufficio stampa LIFE WOLFALPS

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