Danno ambientale ex-Acna, il gioco si fa duro

 Sempre più decisa l’azione dei sindaci 

In questi ultimi tempi, dopo la costituzione del tavolo tecnico per il coordinamento dell’attività dei 17 Comuni, definiti di seguito come di prossimità, il tono della rivendicazione relativa al risarcimento del danno ambientale avverso all’ex-Acna è salito di parecchi decibel. Ultima iniziativa presa dai Comuni di Bergolo, Camerana, Castelletto Uzzone, Castino, Cortemilia, Gorzegno, Gottasecca, Levice, Mombarcaro, Monesiglio, Niella Belbo, Perletto, Pezzolo Valle Uzzone, Prunetto, Saliceto, San Benedetto Belbo, Torre Bormida è stata la scorsa settimana l’adozione di una delibera concertata e approntata dal coordinatore del tavolo tecnico Pier Giorgio Giacchino. La lunga presa di posizione contenuta nella delibera, dopo aver fatto una puntuale e precisa ricostruzione degli avvenimenti di questi ultimi anni, avvenimenti collegati strettamente all’iter della rivendicazione, passa ad elencare la serie delle nuove iniziative che si intendono esperire a breve per ottenere il risarcimento del danno ambientale, indirizzandolo nel contempo ai Comuni che di più, se non esclusivamente, ne hanno subito gli effetti. Nell’ultima delibera si propone di «intraprendere un percorso, di concerto con il Ministero dell’Ambiente, o, se del caso, in via autonoma, volto all’attivazione di iniziative anche di natura legale nei confronti dei soggetti che hanno originato l’evento dannoso; proseguire nel lavoro per l’individuazione di quelle misure riparatorie che possano determinare il risarcimento reale dei danni subiti dall’area primaria, con interventi volti a creare le condizioni per un nuovo sviluppo, mirante sia a ricostituire la situazione occupazionale che gli eventi dannosi hanno prima soffocato, poi inibito e alla fine azzerato». Due sono le novità contenute nella delibera che segnano il deciso innalzamento dei toni da parte dei 17 Comuni: con la prima «si impegnano ad intraprendere iniziative anche di natura giudiziale civile nei confronti dei soggetti che hanno originato e/o hanno concorso all’aggravamento dell’evento dannoso in Valle, e finanche penale verso i soggetti ritenuti responsabili». La seconda decisione, già fatta balenare in precedenza, stabilisce di «collaborare e/o confrontarsi con la Regione Piemonte, anche con azioni disgiunte e/o autonome e/o contrarie agli atti da essa adottati, nelle sedi anche giudiziali meglio ritenute, nell’azione dalla medesima intrapresa in attuazione dell’Accordo di programma a tutti noto, al fine di perseguire gli obiettivi prefissati». È dunque chiaro che i Comuni hanno motivo di non fidarsi e pretendono di essere parte attiva del processo decisionale per la quantificazione e destinazione dei risarcimenti. Ed è altrettanto chiaro che metteranno in atto tutte le azioni civili e penali per farsi riconoscere il “fattore di prossimità”, quello che fa dei 17 Comuni i soggetti principali dei benefici derivanti dall’eventuale risarcimento del danno ambientale. Lapidaria la sintesi di Giacchino: «Ormai la vicenda non è più politico-amministrativa ma essenzialmente legale. Abbiamo argomenti in quantità, gravi e ignorati, che meritano notorietà e dignità di tribunale».

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