«Tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte», così scriveva Paul Bowles in The Sheltering Sky (da cui Bernardo Bertolucci trasse Il Te Nel Deserto): le emozioni memorabili che si possono vivere nell’arco di una vita si contano sulle dita di una mano, ma non è detto che accadano frequentemente; talvolta passano in maniera quasi impercettibile, in altre occasioni si fanno roboanti, in altre ancora sembrano effimere, ma rilasciano a lungo il loro gusto. A questo senso di collettiva emozionalità, di eventi e di momenti, si può ricondurre quanto raccontato da Carmen Consoli nel suo live dello scorso 14 aprile al PalaAlpitour di Torino.
Il palazzetto non sembra gremito di gente ma quando le luci calano i presenti accolgono calorosamente una figura femminile che, avvolta da luci basse evocative dei fianchi di una donna, a sorpresa risulta essere la bassista Luciana Luccini, presto raggiunta dal resto della formazione: Fiamma Cardani (batteria), Roberto Procaccini (tasti), Massimo Roccaforte (chitarra), e, per ultima, a raccogliere l’applauso più insistente del pubblico, la cantautrice catanese. È la rivincita delle quote rosa, la band apre il concerto con La signora del quinto piano (canzone che affronta, seppure in modo ironico e provocatorio, il drammatico tema del femminicidio) e ripercorre i primi anni di carriera della Consoli estraendo brani da Confusa E Felice e Mediamente Isterica (Per Niente Stanca, Besame Giuda, Fino all’Ultimo e Bonsai #2). Si torna poi al nuovo album con la canzone omonima (L’Abitudine di Tornare) per passare a Esercito Silente che manifesta il forte legame dell’artista con la sua terra d’origine, reca tributo a Peppino Impastato e a tutti gli eroi vittime della mafia, e porta a riflettere sull’immobilità del nostro Paese. La Consoli accompagna l’ascoltatore in un viaggio dove la donna è motore e filo conduttore delle storie narrate, soggetto e oggetto al tempo stesso. È il momento di AAA CERCASI, brano del 2010 ancora tristemente attuale, con cui si manifesta apertamente la disapprovazione nei confronti della classe politica e della mercificazione della donna legata ad essa. Il live è un racconto in musica di violenza, omertà, vergogna, storie di vita contemporanea, a volte noiosa, insostenibile e ingiusta, ma «tutto inizia, invecchia, cambia» e l’artista invita alla speranza di una rinascita (Guarda L’Alba). Il ritmo si fa incalzante: Geisha, Sentivo l’odore, Blunotte e Venere lasciano spazio al difficile dialogo tra sentimenti e sessi ed esaltano il pubblico; il giusto finale prima dello spegnimento del palco.
L’encore è acclamatissimo; quando riappare, la “cantantessa” racconta del suo rapporto con la musica e dell’esigenza di condividerla: la raggiunge sul palco Luca Madonia, col quale interpreta Grida e L’Alieno, dando vita ancora ad un momento intenso e coinvolgente. Gli ultimi colpi della serata giungono sulle note di Questa Piccola Magia, dedicata al figlio e in cui si canta la speranza di un futuro migliore racchiusa nelle generazioni a venire.
Carmen, l’abitudine di Ri-tornare
I live di culture club 51