Erano lì a Milano, in mezzo al corteo. «Ma nella parte pacifica – precisano subito –. Dei danni, noi abbiamo visto solo il fumo degli incendi». Mentre loro lanciavano gli slogan, trecento metri più avanti i black-bloc distruggevano via De Amicis. Il bilancio delle devastazioni è di centinaia di migliaia di euro di danni: negozi distrutti, auto e vetrine date alle fiamme. Pochissimi per ora gli arresti, si parla di 5 persone. I nostri testimoni, quattro ragazzi di Mondovì, ci chiedono di restare anonimi ma ci raccontano quello che hanno visto coi loro occhi: «E vorremmo che la gente capisse – dicono – che quelli non erano manifestanti del corteo. A nessuno di noi sarebbe venuto in mente di fare una cosa del genere…».
Dunque come li definireste?
«Teppaglia. Nient’altro che teppaglia, non c’è altra parola»
Secondo voi com’è possibile che accada una cosa del genere? Chi erano questi black bloc?
«Non lo sappiamo, ce lo siamo chiesti anche noi. Ma una cosa è sicura: non erano davvero dei manifestanti. Non crediamo alle “cospirazioni” sugli infiltrati, ma neppure possiamo credere che fossero ragazzi dei centri sociali: quel corteo doveva servire a manifestare un pensiero, nessuno aveva interesse che finisse così. In quegli atti non vediamo nessun significato politico».
In che senso?
«Quale significato ha distruggere e incendiare utilitarie per la strada? O spaccare vetrine di negozi qualsiasi? Non hanno attaccato simboli, hanno distrutto bar e negozi. Hanno dato fuoco a uffici di banche sopra a cui c’erano alloggi abitati. Atti come questi non hanno senso. Ecco perché siamo convinti che fossero persone estranee alla lotta politica. Teppaglia».
INTERVISTA COMPLETA su L'Unione Monregalese del 6 maggio