Su una cosa, sono d’accordo tutti: «Non può andare avanti una situazione del genere». Ma come e in che direzione si potrà andare avanti, è difficile dirlo. L’ennesimo strappo si è consumato ieri sera in Consiglio. All’ordine del giorno c’era, ancora una volta, la richiesta di Pianfei di entrare nell’Unione montana. Terzo appuntamento per discuterne. Il panorama emerso sembra una scena già vista e forse senza soluzione: da una parte i piccoli Comuni montani, con le loro richieste di una rappresentanza più equa, dall’altra, i “Comuni di valle”. «L’ingresso di Pianfei per noi piccoli Comuni montani è di nuovo una batosta – ha commentato Balbo –. Penso che la ridistribuzione delle quote in modo che tutti contino “uno” sia un sistema più garantista per tutti». «Non andiamo da nessuna parte perché siamo disomogenei – è intervenuto Mulattieri –: o prendiamo atto di questa situazione o non possiamo andare avanti. In montagna siamo in difficoltà da anni Se vogliamo fare un’Unione montana che guarda in su io ci sto, ma non chiedetemi di fare un’Unione che guardi in giù». E ancora: «C’è qualcuno che può spiegarmi perché sono giuste le quote?». Nessuno dei grandi prende la parola, parlano solo Domenico Michelotti («Pensavo che il problema fosse superato, questa rivalità non è positiva») e, direttamente chiamato in causa, Michelangelo Turco: «Di queste quote ne abbiamo discusso tre anni, adesso in una sera dobbiamo decidere?». «Mi impegno a inserire la discussione sulle quote nel prossimo Consiglio – ha assicurato il presidente –, convochiamolo quando volete, prima ancora dell’ingresso di Pianfei. Ma di stravolgere le quote senza Vicoforte non me la sento. Siamo già arrivati al compromesso della Giunta allargata, cambiare anche le quote mi sembrerebbe una forzatura». Bertone, primo cittadino di Monasterolo Casotto, tenta la mediazione: «Mi è sempre sembrato che la questione quote fosse l’unica cosa che impedisce all’Unione di funzionare con armonia. Non sono contrario a Pianfei: se il presidente ci assicura che se ne parlerà, dobbiamo anche andare un po’ gli uni verso gli altri». «Non si può avere un po’ di pazienza su Pianfei?», tenta in extremis Dho. A lui si unisce anche Balbo: «Chiedo la stessa cosa: il rinvio del punto al prossimo Consiglio, in cui si discuta al primo punto di quote e al secondo di Pianfei». La decisione finale è del presidente: «Metto in votazione».
L’epilogo
Ventiquattro favorevoli, undici astenuti. Con l’astensione di Battaglia, Manzone, Beccaria, Balbo, Prucca, Dho, Mulattieri, Valsecchi, Avagnina, Mela e Pietromica, Pianfei non passa. «Non me la sento più di presiedere un Consiglio del genere», commenta a caldo il presidente Taravello. Siamo davvero a rischio dimissioni? «Sto valutando – spiega il giorno successivo –. Quel che è chiaro è che una situazione del genere non può andare avanti, ne va del bene del territorio. Che in tre sedute». Di Pianfei si riparlerà? «Sicuramente. Trovo illogico che una Giunta composta da quattordici sindaci si sia pronunciata all’unanimità, sottolineo, all’unanimità sull’ingresso di Pianfei e poi una parte di quella Giunta si sia astenuta in Consiglio. In Giunta nessuno ha detto nulla».
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