L’avanguardia rappresenta da sempre uno spazio impervio in cui è difficile muoversi, tra scafati venditori di fumo e improvvisi mentori di “terze vie”, ma al contempo è quel mondo in cui la musica guarda avanti, traccia nuovi confini o cerca metodi espressivi; non lo si rappresenta, se ne fa parte troppo spesso perché considerati inadatti a pubblici più ampi, con il limite che una scelta di questo tipo comporta, sulla curiosità e la cultura dell’ascoltatore. In questa rubrica si è sempre cercato di spingere un po’ oltre l’asticella, e questa settimana sono tre gli artisti (e i relativi album) di cui val la pena parlare. Jacopo Incani (Iosonouncane) con La Macarena Su Roma era uscito dall’anonimato per imporsi come uno dei nomi nuovi del cantautorato italiano. Con Die invece di cercare un percorso che gli consentisse una strada più facile verso il main stream, ha preferito la fedeltà al proprio progetto di ricerca. La base è una serie di sovrapposizioni sonore ricche di contrasti e penetranti; canti e cori della tradizione sarda sono utilizzati come un qualsiasi strumento, buttati nella centrifuga di una loop station, digeriti e proposti all’ascoltatore senza grossi filtri. Il risultato è un monolite denso e affascinante, a cui è difficile prestare attenzione in modo continuo lungo le 6 tracce. Nonostante queste difficoltà Iosonouncane confeziona un disco difficile da etichettare, ricco, molto ambizioso e assolutamente da ascoltare per la sua capacità di accostare sperimentazione e immediatezza. Un nome che arriva dall’estero è invece quello di Noah Lennox, batterista e componente influente degli Animal Collective (una delle band più innovative della scena alternativa statunitense del nuovo millennio), che sotto il nome di Panda Bear assembla un nuovo album ricco di divagazioni elettroniche, pulsanti suggestioni acide e onirici viaggi stroboscopici. L’incontro con il Grande Mietitore è un susseguirsi di sollecitazioni nervose, fatte di canti e controcanti, di psych rock e di mondi sonori che si sovrappongono l’uno all’altro come nella “programmatica” Mr. Noah. L’elettronica non è mai stata così fluente e al contempo ricca di contrappunti. L’ultimo nome invece arriva da una scena diversa, e la cui opera (indicata e intitolata dal numero 7) è il frutto di sette brani strumentali scritti in sette giorni: il nome proprio è di chiara provenienza italiana (Dario Faini), ma la produzione (con il nome di Dardust) fa pensare a un’area ben più nordica (soprattutto la Scandinavia e l’Islanda). Questa nuova opera prima è l’esempio di come si possa fare musica, capace di emozionare, e attingere a dei mondi apparentemente lontani da quelli propri della tradizione (artisti come Olafur Arnalds e Nils Frahm), in cui pianoforte, synth e basi elettroniche vanno a braccetto. 7 è un disco che fa ben sperare come anche la scena italiana della musica contemporanea possa avere dei nuovi esponenti e con un’impronta decisamente più “europea” rispetto al passato.
Iosonouncane “Die” 2015, Trovarobato. Cantautorale
Panda Bear “Panda Bear meets the Grim Reaper” 2015, Domino. Alternative
Dardust “7” 2015, INRI. Contemporanea
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