Quando l’età avanza è difficile tenere il ritmo di 2/3 concerti a settimana, il corpo necessita di tempo per abituarsi alla fatica dello stare in piedi, del tirar tardi, e dell’assorbire il suono. La scelta si fa via via più casuale, ma rimangono ancora quelle occasioni in cui si scandagliano le playlist, e si inizia a puntare il dito, come si faceva un tempo con gli album di figurine: ce l’ho, ce l’ho, manca. Il Nuvolari offre ancora un’ampia gamma di novità. Quella più luminosa sino ad ora arriva dal nostro territorio, e non ce ne voglia la giovane pesarese Maria Antonietta (con i Chewingum), capace di mostrare tutto il suo carisma in un live meno convincente rispetto alle sue performance più “rockeggianti”: Gli Anudo hanno letteralmente surclassato i Drink To Me (con cui l’11 giugno hanno condiviso il palco); un liveset breve, ma assai intenso, in cui i brani iniziano a prendere una forma definita. C’è ancora molto da lavorare per dare un’impronta più pop a un progetto che è e comunque deve restare elettronico, ma le basi per lanciarsi a “competere” in Italia con altre e ben più conosciute realtà ci sono tutte. Vicini a un salto di qualità sono i “nostri” Deb e i Mostri (più convincenti a Cuneo forse che a Mondovì) con un repertorio da rinfoltire; rimane invece ancora da decifrare la nuova direzione dei Kippi’s: l’innesto del nuovo batterista Roberto Ambrassa ha caratterizzato in modo deciso il suono della band, a favore di una ritmica più incalzante, che li costringerà a intraprendere una nuova linea artistica.
Era inevitabile però che Mondovisioni attraesse buona parte dell’energia e dell’attenzione, nonostante un programma forse non all’altezza delle aspettative di un orecchio curioso di suoni. Alcune considerazioni interessanti si possono comunque estrapolare. Chi sa stare sul palco ha la capacità di attirare l’attenzione del pubblico indipendentemente (o quasi) dal genere che propone; lo hanno dimostrato i Subsonica capaci di arrivare a un pubblico eterogeneo (nonostante i brani dei primi due album, specie il secondo, abbiano ancora in live un misto di respiro, intensità e immediatezza impareggiabili rispetto al resto della produzione), così come gli Eugenio in Via Di Gioia che paiono essere un gruppo sufficientemente scanzonato da sorprendere anche un ascoltatore disattento o impreparato (con gli ascolti reiterati questa magia potrebbe scemare) o la Basin Blues Band che mentre sul Palco Verde si mangiava e tagliava carne, riusciva a conquistare qualche ascoltatore anche da lontano; e scusate se è poco. Un peccato non essere riusciti a prestare sufficiente attenzione a Elio nel suo progetto su Brecht, è rimasto troppo sacrificato e abbandonato (causa maltempo) in balia di irriducibili fan di Renga accampatisi sotto il palco per lo spettacolo del loro beniamino. A conclusione due righe sul bel Francesco: innegabilmente è molto bravo con la voce (dono di natura), ma è difficile separare la qualità da ciò che è televisivamente attraente; e come avrebbe detto Max Pezzali (intervistato durante la manifestazione) davanti al pubblico un acuto, come qualsiasi altro gesto tecnico, si vende meglio di una canzone scritta bene.
Giugno, rivelazione Anudo e conferma Subsonica
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