Nitro, classe ‘93, da poco uscito con Suicidol, LP dal titolo composto dalla fusione dei termini “suicide” e “idol”, si è imposto agli occhi del pubblico grazie allo stile di scrittura, per forma e contenuto, e per via del suo personaggio, controverso e poliedrico. Seppur giovanissimo, i testi di Suicidol colpiscono per due fattori: primo, sono pieni, densi, mai ripetitivi; secondo, traspare da essi un’assoluta onestà intellettuale, una volontà ferrea di non mentire né agli altri né a se stessi. Durante l’ascolto capita di trovarsi immobili di fronte all’artista nudo, che dice: “Sono consapevole che se non reppassi forse adesso sarei vergine / mia madre non capisce il mio rapporto con le femmine”, oppure “Ho messo in testi insani l’infamia e la mia rivalsa / cercato speranza negli occhi di chi si fidanza”, in uno slancio di onestà verso il pubblico tale da indurre a pensare che Nitro utilizzi il mezzo musicale in modo più catartico e curativo di molti altri rapper della scena attuale. Il personaggio Nitro (che affianca a questo nome altri due pseudonimi, Wilson o Feel the Pain), sembra aver riversato un’attitudine metal nel contenitore della scrittura hard-core (nel senso: cruda) del rap nostrano più introspettivo e intimo. Dai testi trasuda molta sofferenza interiore, questo è indiscutibile. Per esempio nel pezzo “The Dark Side of the Mood” (citazione del lato oscuro della luna dei Pink Floyd), leggiamo: “Chi c’è di più solo dell’uomo che teme? / e spicca il volo solo se il suolo cede / appicca il fuoco però Dio non lo vede / invidia lo stolto perché non se lo chiede / ammira lo stronzo perché tace e procede / rovina il suo corpo e il sogno prosegue / s’inchina al rimorso e beve!”. Ci sono nei brani (di cui consigliamo l’approfondimento tramite RapGenius) i temi della rivolta all’impero dell’immagine (“è straordinario quello che puoi fare quando non devi più guardarti allo specchio... mai più”), una pesante e attualissima critica all’uso smodato dei social network (L’Oracolo di Selfie), le tematiche dell’urgenza prodotta dal pensiero della morte. Nitro stesso sostiene che il tema portante di tutto l’album, il concetto di fondo, sia la morte e l’affacciarsi al pensiero di essa. C’è poi il complicato rapporto dell’artista con le donne (con momenti di rabbia nera alternati a perle di dolcezza e amore come in Pleasantville) e il rimorso verso la propria famiglia per comportamenti e atteggiamenti tenuti nel passato. È presente infine una pesante e trasversale critica alla società che copre gli artisti di fama solo dopo la loro morte. I beat sono sinistri e cupi, si sposano bene con i testi. A tratti ci si trova di fronte a un disco dalla portata del colossale Fastidio (di Kaos), forse con un livello di introspezione ancora più profondo e disperante. Il disco è pieno, denso di concetti e con più livelli di lettura. Interessante perché completamente autentico, con un pizzico di morbosità. Voto: 8/9.
Nitro “Suicidol” 2014, Machete Empire. Rap
Nitro, Feel the Pain
La Cena Polemica #5