Monregalesi a Parigi: le testimonianze dai luoghi della strage

Carola Caramello era a cinque minuti dal “Bataclan” dove è successo l’inferno.

Quello che noi abbiamo visto in TV, loro lo hanno visto dalle finestre. Per noi erano parole o immagini sul giornale o sul monitor, ma per loro quelle strade di Parigi sono il luogo dove lavorano, vivono, vanno a fare la spesa. Proprio a fianco del “Bataclan”, dove i terroristi credono di essersi guadagnati il paradiso sparando a cento ragazzi in maglietta che ballavano e cantavano.

Fra i monregalesi trapiantati in Francia, c’era Carola Caramello: nipote del sindaco di Frabosa Sottana (e figlia del dr. Guido, ex sindaco dello stesso paese), quella sera era a cena a cinque minuti dal locale del concerto rock. Carola Caramello, 28 anni e laureata in Economia e commercio, vive e lavora a Parigi proprio in quel quartiere. Venerdì sera è uscita per divertirsi, è finita in una pizzeria poco lontano dalla sala concerti. «Ero a cena con amici a circa 5 minuti a piedi dal “Bataclan” – ci racconta, al telefono, dalla capitale francese –. A un tratto ci hanno fatti spostare tutti in un cortile interno. Non conoscevamo i motivi, poi abbiamo scoperto dell’attentato. Ci hanno detto che una pizzeria della stessa catena era stata raggiunta da colpi di arma da fuoco. Io sono riuscita a uscire e scappare verso casa appena ho potuto, abito nell’11° arrondissement dove si trova il teatro in cui si svolgeva il concerto. È un quartiere giovane, pieno di locali e di ragazzi che la sera escono per divertirsi». Carola afferma di non aver udito gli spari: «Da dove eravamo noi, era impossibile sentirli – racconta –. Eravamo chiusi sul retro del ristorante, da lì non si vedevano le scene e le sirene. La mia famiglia mi aveva contattata chiedendomi se stavamo bene, appena ho potuto ho telefonato a casa. Mi hanno chiamato tantissime persone».

Un’altra testimonianza è quella di Giorgio Giacardi, avvocato monregalese che da tempo vive nella capitale francese: «Ho sentito le sirene, dalla finestra visto i furgoni della CRS sfrecciare in strada – ci racconta – al telefono dalla sua casa, nel nord est della città –. Ero nel mio appartamento, quando è successo. Vivo in una casa che si affaccia su una strada di grande passaggio: ho visto sfrecciare le auto della Polizia, i Vigili del fuoco, i furgoni dei corpi speciali di intervento. In quel momento ho capito che stava succedendo qualcosa di grave».

Il clima surreale del giorno dopo
«Il giorno seguente Parigi sembrava una città fantasma – racconta ancora Giacardi –, deserta. La gente restava chiusa in casa. La sensazione è che le banlieue stiano ribollendo… e che forse, in quelle strade, c’è chi sia ben felice che questi attentati siano avvenuti». Un’altra ragazza, la villanovese Lucia Vivalda, aggiunge il suo racconto: «La gente si sta convincendo a tornare a uno stile di vita normale, ribellandosi al terrore. Molti negozi e bar hanno riaperto. Non era certo il solito clima parigino, ma si provava a vivere una domenica tranquilla e serena almeno».

Il futuro: «Ci aspettiamo il prossimo attentato»
Ma la sensazione è che ormai Parigi sia un bersaglio vero, e che lo sarà ancora: «Abbiamo capito che la Francia è un obiettivo del terrorismo – spiega Carola –. Tutti dicono che è solo questione di tempo prima che arrivi un altro attentato». L’avvocato Giacardi: «Siamo stati colpiti per la seconda volta e l’opinione di tutti, qua, è che non sarà l’ultima. Ci aspettiamo un nuovo attentato, a questo punto è chiaro che non è finita qua. Non può finire. E forse, dopo le grandi città, toccherà ai centri minori: ormai credo sia inevitabile. Le contromisure sono quasi impossibili: come si fa a presidiare ogni sala concerto, ogni teatro, ogni luogo di incontro. Ecco perché ci aspettiamo il prossimo attentato».

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