«Basta terrorismo, basta Isis»: musulmani in piazza

I musulmani di Mondovì ci hanno messo la faccia. In prima persona, dicono no: no alla violenza, no al terrore, no all’Isis.

I musulmani di Mondovì ci hanno messo la faccia. In prima persona, dicono no: no alla violenza, no al terrore, no all’Isis. «Una totale presa di distanza – è il netto commento di Ilias Es Saket –, imam della comunità islamica monregalese – dal terrorismo e la condanna della violenza e dell’odio in ogni loro forma». Un “no” senza condizioni verso un orrore, quello che ha scosso la capitale francese, che non si può ricondurre alla religione. A nessuna religione. Uomini, donne e ragazzi di Mondovì si sono fatti ritrarre con la frase simbolo: “Not in my name”, non nel mio nome. Sabato prossimo scenderanno in piazza per una manifestazione di lutto e condanna. La notizia è stata data anche nelle Scuole superiori di Mondovì (in alcuni istituti è stata fatta una circolare apposta) e l'imam venerdì ha ribadito l'invito durante il rito in moschea.

Parigi, 13 novembre: una condanna senza condizioni
La cronaca agghiacciante di quanto è accaduto a Parigi venerdì sera, un massacro che è costato la vita a 130 persone (oltre 100 in un solo locale da concerti, il “Bataclan”), toglie il fiato e non lascia commenti possibili. La condanna di Ilias, imam della moschea di via Cuneo, non lascia spazio a equivoci: «Pazzi, malati di mente – è il suo commento –, ecco cosa sono i terroristi dell’Isis. Queste frange del terrore non arruolano i loro fanatici assassini nelle moschee, ma su Internet: danno ai ragazzi l’illusione di potersi riempire la vita con dei significati, ma sono significati distorti rispetto a quella che è la dottrina della nostra religione. Hanno voluto sporcare di sangue la vera faccia dell’islam».

MONREGALESI A PARIGI NEI GIORNI DELLA STRAGE: leggi le testimonianze

A Mondovì esistono due moschee. Ci vanno centinaia di persone a pregare. La città si interroga: quali sono i concetti che si diffondono quando si celebra il culto? «Io credo che i centri islamici come il nostro siano quanto di più lontano da ciò che vuole il terrorismo. Anzi, sono un baluardo contro i fanatismi e contro le derive violente, perché sono un centro di diffusione di una corretta visione dell’Islam». E in risposta a chi chiede urlando la chiusura delle frontiere, risponde: «Anche noi siamo favorevoli a un maggior controllo degli ingressi». Venerdì, durante la predica, l'imam è stato chiaro: «Questo orrore non fa parte di una religione. Noi diciamo no a queste stragi. Invitiamo tutti a manifestare: uomini, donne, bambini, tutta la comunità musulmana e tutti i monregalesi assieme».

La manifestazione pubblica sabato prossimo
Ma i musulmani vogliono portare in pubblico queste cose. Nei giorni scorsi Ilias, e tanti altri, hanno pubblicato su facebook foto in cui si schierano con il cartello “not in my name”, non nel mio nome. Hanno organizzato una marcia pubblica: sabato 21 novembre alle ore 15,30 scenderanno in piazza per difendere la pace e dire “no” al terrorismo. Non solo per le vittime di Parigi, ma anche per quelle di Beirut, dell’aereo abbattuto sul Sinai, della Siria. Il luogo di ritrovo sarà piazza Martiri della Libertà davanti al Municipio. Parleranno alcuni degli organizzatori e delle autorità presenti, poi il corteo percorrerà via S. Agostino, via Beccaria fino a piazza Ferrero, tornando poi al Municipio percorrendo corso Statuto. «Tutta la cittadinanza è invitata a unirsi alla nostra manifestazione – dicono –. Noi musulmani prendiamo totalmente le distanze dal terrorismo e condanniamo la violenza e l’odio in ogni loro forma, soprattutto se praticati in nome di Allah».

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