Si è insospettita quando le hanno mostrato lo specchietto rotto: «Signora, lei ci ha urtato mentre ci superava», le hanno detto i due a bordo dell’altra macchina. Lei però ha controllato la propria auto e ha capito che c’era qualcosa che non quadrava. Con la scusa di dover passare alla posta a prelevare i soldi, ha chiamato i Carabinieri. La storia è finita in Tribunale: processati per direttissima, Isabella Antonemi e Jeik Casagrande sono stati condannati a 4 mesi ciascuno per tentata truffa.
I condannati, zia e nipote, sono due nomadi sinti residenti al campo nomadi del Passatore di Cuneo, lei con precedenti. Il fatto è avvenuto solo poco tempo fa. La truffa è stata sventata grazie all’accortezza della vittima, una signora di Busca che ha sospettato giusto e si è accorta della fregatura. Avrebbe potuto essere l’ennesima vittima di quella che oggi è la nota “truffa dello specchietto rotto”, uno degli ultimi espedienti per fregare soldi alla gente – in particolare agli anziani. Funziona così: prima si simula un urto, gettando un oggetto contro un’auto che sta viaggiando (una pallina, un sasso…). Poi ci si presenta al conducente mostrandogli uno dei propri specchietti laterali scheggiato e persuadendolo che ha causato il piccolo incidente. Infine si cerca di convincerlo a chiudere la questione senza ricorrere alle assicurazioni ma risolvendola “fra amici”, pagando all’istante.
Proprio quello che ha raccontato la signora in Tribunale a Mondovì: «Stavo viaggiando sulla strada fra Madonna dell’Olmo e Cuneo – ha detto davanti al giudice coccoli e al pm Clemente –, quando ho sentito un piccolo urto nella parte posteriore dell’auto. Pochi minuti dopo, in centro città, ho notato un’auto (una “500” bianca, ndr) che procedeva dietro di me “lampeggiando” i fari. Ho accostato, sono scesa e le due persone a bordo mi hanno detto che li avevo urtati mentre li superavo. Ma io sapevo di non aver superato nessuno». Prende il via la scena classica, in cui si propone di pagare subito 130 euro ed evitare grane assicurative. La signora intuisce la trappola, ma finge di cascarci e chiede ai due di seguirla alla Posta, dove avrebbe prelevato i soldi. Intanto però chiama il “112”, facendo arrivare sul posto i carabinieri che effettuano il verbale e identificano i due, che verranno arrestati poco dopo.
«Lo specchietto dell’auto di Antonemi e Casagrande risultava crepato – ha detto uno dei militari intervenuti, chiamato come testimone –, mentre quello della signora era completamente integro, nonostante avesse anche una parte in plastica fragile dove è collocato il lampeggiante della freccia». Dai verbali dei Carabinieri risultava inoltre che con le medesime modalità, nella stessa giornata e nei giorni precedenti, altre persone erano state coinvolte in un “incidente” analogo contro la medesima “500” bianca. In aula, i due imputati hanno sostenuto che l’auto della donna li aveva superati mentre erano accostati a lato strada, per telefonare.