Fariglianese scala in solitaria la cima più alta delle Ande

Grazie a Simone Ballauri, il gagliardetto di Farigliano sventola sulla cima più alta del Continente americano a 6.962 metri.

Il gagliardetto di Farigliano ora sventola sulla cima più alta del Continente americano, l’Aconcagua, quota 6.962 metri. A portarcela un giovane fariglianese, Simone Ballauri, che, alcuni giorni fa, è riuscito nell’impresa di scalare una delle montagne più riconoscibili e famose del pianeta in solitaria. L’Aconcagua si trova nelle Ande argentine, è la più alta cima della Cordigliera, di tutto il Continente americano, di tutto l’emisfero meridionale ed è una delle “Seven Summits”, sfiorando i 7 mila metri. Si trova nella provincia di Mendoza, in Argentina, vicino alla frontiera con il Cile. Abbiamo scambiato due chiacchiere con Simone, per capire le sue emozioni all’indomani di questa grande avventura.

Simone, prima di tutto complimenti. Ci spieghi i dettagli della tua spedizione?
La spedizione è andata alla grande, malgrado il fatto che fosse una stagione particolarmente fredda e nevosa, a dire dei locali la peggiore degli ultimi 20 anni a causa del “Ninjo”. Sono partito dalla Francia insieme ad un mio amico, ma lui, non sentendosi bene al primo tentativo, è tornato indietro e di conseguenza ho continuato in solitaria, arrivando in cima il 15 gennaio, alle 13 in punto! Completamente da solo in cima (6.962 mt.) ad una grande montagna, il che ha reso tutto ancora più magico. La sera stessa sono tornato al campo base (4.300 mt.) direttamente, in modo da lasciare la tendina al campo 2 (5.500 mt.) a disposizione del mio amico, il quale ha potuto riposarsi e fare l’ascesa il giorno dopo. In definitiva la salita dal campo base alla cima mi ha preso meno di 9 ore, con una pausa al Campo 2 per dormire un po’ e riprendere col sole per avere meno freddo. Per la discesa, invece, ho impiegato un po’ meno di 4 ore, dalla cima al Campo base in un colpo solo. Sono stato fortunato: ero in forma il giorno dell’ascesa e, soprattutto, il tempo era molto buono, perché per essere il più veloce possibile avevo preso poco materiale e se il tempo non fosse stato perfetto avrei patito molto freddo.

Sei di Farigliano, ma oggi vivi a Chamonix…
Sì, oramai da 8 anni risiedo a Chamonix. Sono un fariglianese “puro”, ma la passione per le scalate mi ha portato a vivere in Francia. Qui è un posto perfetto per gli amanti della montagna. A Farigliano ero una persona qualunque e facevo una vita qualunque. Assecondando le mie passioni, a Chamonix sono una persona qualunque per la quale è più facile “approfittare” della montagna.

È da molto che fai l’alpinista? Che esperienza ci vuole per tentare sfide come questa?
Guarda onestamente non mi ritengo nemmeno alpinista, solo un appassionato di Montagne. L’Aconcagua è una montagna tecnicamente facile, la sfida sono l’altezza e il meteo, e questo mi ha permesso di organizzare da solo la spedizione, cui poi si è aggiunto il mio amico, esperienza interessante e nuova per me. Prima avevo partecipato ad una spedizione in Pakistan, sul Broad Peak (8.047 mt.), ma è davvero successo un po’ per caso e quell’anno nessuno aveva salito la cima. Per me era stato un viaggio bellissimo e pieno di insegnamenti, che mi ha aiutato ad organizzare l’avventura sull’Aconcagua, che sento più mia.

Come ti sei preparato?
È stata una sfida più fisica che tecnica, per la quale mi sono preparato bene. Lo scorso anno ho percorso durante i miei allenamenti circa 200.000 metri di dislivello solo in salita, correndo o sciando. Per il resto, come ti dicevo, la fortuna è stata dalla mia parte. Ci vogliono passione, forza di volontà e preparazione, ma soprattutto tanta umiltà e tanto lavoro.

Se ti sei portato il gagliardetto del Comune di Farigliano fino in vetta, come mai?
È stato un omaggio al mio paese. Perché, nonostante tutto, quella di Farigliano è una comunità forte, che ho nel cuore. Un paese a cui, sebbene non pensi di rientrarci un giorno, mi sento sempre molto legato.

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