Al Centro di Formazione Professionale Cebano-Monregalese di Ceva, al corso “Operatore meccanico-montaggio e manutenzione”, figura da qualche tempo la presenza di due ragazze che hanno scelto di frequentare questo tipo di indirizzo, fino a poco tempo fa prettamente maschile. Oggi, lo sviluppo della meccaniche e l’evoluzione delle nuove tecnologie (a Ceva con l’introduzione di stampanti 3D e la progettazione meccanica) hanno permesso anche alle donne di avvicinarsi a queste tematiche, sfatando il mito di lavoro “pericoloso” oppure “troppo pesante”. Anzi, le capacità femminili si sono dimostrate ben in sintonia con ingranaggi meccanici e attrezzature del genere.
Doris Rondanin ha 15 anni ed è al secondo anno del corso “operatore meccanico”, Anghelina Quaglia ne ha 16 ed è al primo anno, dopo un’esperienza presso un altro Istituto professionale, con indirizzo elettrico. La tuta blu dell’officina sembra essere, addosso a loro, un capo ricercato, talmente è la loro disinvoltura nel portarla. Le lezioni, che svolgono quotidianamente, sono al 50% teoriche con le solite materie di qualsiasi Istituto superiore: italiano, storia, geografia, inglese; poi le materie specifiche pratiche cioè officina, saldatura, elettrica, pneumatica, macchine-utensili, autoveicolo.
Spiega Doris: «Mio papà, fin da piccola, mi ha insegnato varie cose sulla meccanica, e da lì la passione mi è rimasta. Amo molto anche fare video. E spero di poter continuare dopo i 3 anni qui a Ceva, in un altro Istituto professionale con gli altri due anni sempre specializzandomi in questo settore».
Anghelina: «Mi piace da sempre la meccanica. Io mi considero un po’ un maschiaccio, adoro le cose che solitamente apprezzano i maschi. Confrontandomi con loro in queste materie, mi sono accorta che non solo sono brava quanto loro, ma se vogliamo anche di più. C’è in me una grande passione».
Entrambe raccontano come sono state accolte dai compagni in classe all’inizio: «Si sono chiesti come mai avevamo scelto questo percorso. All’inizio erano un po’ spiazzati, ma ora si sono abituati e abbiamo un rapporto normale come in qualsiasi Scuola».
Le due ragazze sembra proprio che siano anche alunne modello, come conferma il loro insegnante, Stefano Badino: «Non hanno nessuna difficoltà all’apprendimento delle materie di officina, anzi si dimostrano molto brave. Ci vuole testa a svolgere i laboratori e loro ne hanno molta. Sono attente e precise. E hanno passione. Una bella soddisfazione».
Il Cfp inserendo queste ragazze nei corsi ha osservato concretamente le diposizioni di parità emanate dall’Unione europea. «Nello specifico, per la gestione della quotidianità – spiega il direttore Mario Barello –, si dà molta attenzione al monitoraggio del clima in aula, favorendo l’ascolto e la mediazione e garantendo un supporto emotivo; abbiamo interventi volti a monitorare l’andamento del percorso formativo ed affrontare situazioni più complesse, siano esse dinamiche relazionali o momenti di disagio. La gestione degli spazi è organizzata con l’individuazione di un apposito locale spogliatoio a tutela della sfera più personale per prevenire situazioni di disagio, garantendo la riservatezza. Non essendo abituale la presenza di donne in corsi tipicamente a scelta maschile, c’è il supporto specifico per i docenti nella gestione della relazione, per favorire un continuo miglioramento del “clima d’aula”. Viene dato un supporto ai docenti anche nell’individuazione della possibile sede per lo svolgimento del periodo di stage ed incontro di sensibilizzazione con il tutor aziendale».