Eco, lei come scrive? «Solitamente, da sinistra a destra»

Addio a Umberto Eco. Confrontarsi con le sue pagine non è mai stato inutile.

Siamo in tanti aver ragionato sulle pagine di Umberto Eco, da decenni ormai. Misurandoci sulle sue argomentazioni spiazzanti, lucide e forti. Scrittore, semiologo, romanziere, ricercatore di storia medievale, curioso di ogni sapere, attentissimo allo sviluppo mediatico, uomo libero e talora scomodo e ruvido nel posizionarsi.
È morto venerdì sera all’età di 84 anni. Inesauribile nelle sue intuizioni e intraprese. Da poco tempo aveva appena messo in pista la nuova casa editrice “La Nave di Teseo”. Di sicuro un personaggio che ha lasciato il segno nella cultura contemporanea. Restano famosi romanzi ormai passati alla storia letteraria (“Il nome della Rosa” ed “Il pendolo di Foucault”). Spesso critico sulle approssimazioni dell’odierna dimensione mediatica, di cui denunciava i limiti ed anche le contraddizioni (soprattutto perché nella rete finisce di tutto, e talora sale in cattedra purtroppo pure la stupidità che un tempo era, oggettivamente, limitata o circoscritta o stoppata). Appassionato della memoria da coltivare e da condividere. Impegnato a invocare più ascolto da parte di tutti, in una società abituata ormai ad urlare. Credeva nella forza delle idee pensate e scritte, quindi offerte all’altro. “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita – fu una sua acuta osservazione –. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni. La lettura è un’immortalità all’indietro”. Nato ad Alessandria, impegnato da giovane nella GIAC (la componente appunto giovanile dell’Azione Cattolica), ma nel ’54 – negli anni in cui aveva preso altre strade anche Carlo Carretto andando nel deserto da cui tornò monaco – lasciò responsabilità nazionali nel Movimento studentesco di A.C., in contrasto con le posizioni espresse allora da Luigi Gedda. Più tardi, nel corso dei suoi studi, si allontanò dalla fede e prese le distanze dalla Chiesa. Il suo ultimo romanzo “Anno zero”, uscito l’anno scorso, è incentrato sul cattivo giornalismo, ovviamente insaporendo il tutto con un’ironia ficcante che gli era congeniale. Confrontarsi con le sue pagine non è mai stato inutile, anzi è stato pungolante, ancorchè da punti di vista diversi. Le idee di tutti aiutano a crescere.

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